Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 4 n. 3/4

marzo-aprile 1992

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Srila Prabhupada arrivò dall'India in Occidente nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi classici vedici.
I suoi libri, ora disponibili anche nella versione italiana e in altre cinquanta lingue, sono stati adottati come testi di studio nelle maggiori università del mondo.
Viaggiando in Europa, America, Australia, Asia e Africa, Srila Prabhupada ha strutturato questo movimento in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli portano avanti il movimento a cui egli ha dato vita.
















La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDATTORE CAPO:
Parabhakti devi dasi

HANNO COLLABORATO: bhaktin Donatella, Gopi Priya devi dasi, Goura Krsna dasa, Lalita Govinda devi dasi, Lila Sakti dasi, bhaktin Nicoletta

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI. I membri dell'I.S.K.CON., l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".

ABBONAMENTI. Per informazioni sugli abbonamenti scrivere a:
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50028 Tavarnelle Val di Pesa FI
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RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

VOL. 4 N. 3/4 - marzo-aprile 1992

Bhaktivedanta Book Trust Italia

Strada Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI

FOTOLITO: F.C.M.  Marcallo Con Casone (MI)

STAMPA: Grafiche Cometa - Magenta










CALENDARIO VAISNAVA
Sri Gaurabda 506  1992/93 d. C.
Marzo  Aprile 1992

15III domenica, Maha Dvadasi.
Digiuno per Amardakivrata Ekadasi
Scomparsa di Srila Madhavendra Puri
18III mercoledì, Sri Gaura Purnima.
Apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu
(digiuno fino al sorgere della luna).
26III giovedì, Apparizione di Srivasa Pandita.
30III lunedì, Paksavardini Maha Dvadasi.
Digiuno per Papamocani Ekadasi.
7IV martedì, apparizione di Srila Ramanujacarya
11IV sabato, apparizione di Sri Ramacandra
(digiuno fino al tramonto).
13IV lunedì, Kamada Ekadasi.
28IV martedì, Varuthini Ekadasi.










VOL. 4 N. 3/4

DOMANDE RILEVANTI
Una conferenza di Srila Prabhupada che trae spunto dalla storia del re Pariksit.

PASTICCERIA VEGETARIANA

LA REINCARNAZIONE
Le risposte a tante semplici domande su questo basilare argomento.

VIAGGIO A NAVADVIPA
La terra di Sri Caitanya.

PASCAL
Un filosofo particolare.

SRIMADBHAGAVATAM
La seconda parte della storia di Sati, la moglie di Siva.

COME CANTARE IL MANTRA HARE KRSNA
Guida pratica alla Coscienza di Krsna.

L'OSSERVATORE VEDICO

GANGAMATA GOSWAMINI
La storia della principessa che divenne il maestro spirituale di re.

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Mentalità da tigre.

CANTATE HARE KRSNA E SIATE FELICI

LA FESTA DELLA DOMENICA

IN COPERTINA: Sri Krsna Caitanya Mahaprabhu e Suo fratello Sri Nityananda Prabhu. Sri Caitanya è l'avatara di Krsna apparso sulla Terra solo cinque secoli fa, Egli è conosciuto anche come l'avatara più misericordioso perché ha reso disponibile a tutti l'amore per Dio anche in questa era di discordia e di ipocrisia.
Il 18 di marzo ricorre il 506° anniversario della Sua discesa.










Ritorno a Krishna, la rivista mensile dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Quando Srila Prabhupada fondò questa associazione a New York nel 1966 spiegò gli obbiettivi che si prefiggeva:
1. Diffondere sistematicamente la conoscenza spirituale in tutta la società ed insegnare a tutti le tecniche della vita spirituale per bilanciare lo scompenso dei valori del mondo attuale e raggiungere una pace e un'unità reali.
2. Diffondere la Coscienza di Krsna così come viene rivelata dalla Bhagavad-gita e dallo Srimad-Bhagavatam.
3. Far sì che i membri dell'associazione siano più vicini tra loro e più vicini a Krsna, l'Essere Supremo, promuovendo così l'idea, tra i membri e il resto dell'umanità, che ogni anima è una particella infinitesimale qualitativamente uguale a Dio, Krsna.
4. Insegnare e incoraggiare il movimento del sankirtana, il canto congregazionale dei Santi Nomi di Dio, Krsna, come ci ha rivelato nei Suoi insegnamenti Sri Caitanya Mahaprabhu.
5. Costruire per i membri e la società un luogo santo dedicato ai divertimenti e alla personalità di Sri Krsna.
6. Unire i membri per insegnare un stile di vita più semplice e naturale.
7. Pubblicare e distribuire periodici, libri e altri scritti per raggiungere gli obbiettivi sopraelencati.















DOMANDE RILEVANTI

di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore Acarya della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna

Quando un bambino passeggia con il padre fa sempre delle domande. Gli chiede molte cose strane e il padre deve rispondere in modo soddisfacente.
Quando ero un giovane padre, durante la mia vita di famiglia, ero sommerso dalle centinaia di domande del mio secondogenito, mio costante compagno. Un giorno, mentre eravamo in tram, passò un corteo nuziale e mio figlio, che allora aveva quattro anni, come al solito chiese cosa fosse quella processione. Diedi tutte le possibili risposte alle sue innumerevoli domande sulle feste matrimoniali e così, alla fine, lui mi chiese se anch'io ero sposato! Questa domanda fece scoppiare a ridere tutti i presenti più anziani, sebbene il bimbo fosse perplesso dalle nostre risa. Il piccolo fu in un certo qual modo soddisfatto di sapere di avere un padre sposato.
Questo aneddoto fa capire che l'essere umano, essendo un animale razionale, è nato per rivolgere domande. Maggiore sarà il numero delle domande, tanto più grande sarà l'avanzamento nella conoscenza e nelle scienze. L'intera civiltà materiale è basata su una quantità enorme di domande poste in origine dai giovani ai più anziani. Quando le persone anziane forniscono una risposta appropriata alle domande dei giovani, la civiltà progredisce, passo dopo passo. L'uomo più intelligente, comunque, rivolge domande su quanto accade dopo la morte.
I meno intelligenti pongono meno domande, mentre le domande dei più intelligenti aumentano sempre più.
Tra gli uomini più intelligenti c'era Maharaja Pariksit  il grande re che governava il mondo intero  che fu maledetto da un brahmana a morire entro sette giorni per il morso di un serpente. Il brahmana che lo aveva maledetto non era che un ragazzo, eppure era molto potente; non conosceva l'importanza di quel grande re e scioccamente lo maledisse a morire dopo sette giorni. Più tardi il padre del ragazzo, che era stato offeso dal re, si rammaricò dell'accaduto. Quando il re seppe dell'infausta maledizione, lasciò immediatamente il palazzo e andò sulle rive del Gange, vicino alla capitale, per prepararsi all'imminente morte.
Dato che era un grande re, quasi tutti i grandi saggi ed eruditi si riunirono nel luogo dove egli si mise a digiunare in attesa di lasciare il suo corpo mortale. Anche Sukadeva Gosvami, il più giovane fra i santi di quel tempo, giunse in quel luogo e fu prescelto all'unanimità per presiedere l'assemblea, sebbene fosse presente il suo illustre padre.
Il re offrì rispettosamente a Sukadeva Gosvami il posto d'onore e gli rivolse domande importanti riguardanti il trapasso da questo mondo mortale che sarebbe avvenuto il settimo giorno. Il grande re, degno discendente dei Pandava, grandi devoti del Signore, rivolse le seguenti importanti domande al grande saggio Sukadeva.
"Mio caro Signore, tu sei il più grande tra i grandi trascendentalisti, perciò ti chiedo umilmente quali sono i miei doveri in questo momento. Sono sul punto di morire. Che cosa devo fare in questo momento critico? Ti prego dimmi, mio signore, che cosa dovrei ascoltare, chi dovrei adorare o chi dovrei ricordare in questo momento? Un grande saggio come te non si ferma in una casa più del necessario, ed è perciò grazie alla mia buona fortuna che tu, gentilmente, sei venuto qui nel momento della mia morte. Ti prego quindi di istruirmi in questo momento tanto difficile."
Il grande saggio, dopo che il re gli ebbe rispettosamente rivolto tali domande, rispose autorevolmente poiché era un grande erudito in materia trascendentale e aveva qualità divine essendo degno figlio di Badarayana, o Vyasadeva, il compilatore dei testi vedici.
Sukadeva Gosvami disse: "Mio caro re, le tue domande sono molto pertinenti e tutte le persone di tutti i tempi ne trarranno beneficio. Tali domande, che sono le più elevate, sono importanti perché sono confermate dagli insegnamenti del Vedanta Darsana, la conclusione della conoscenza vedica e sono atmavit-sammatah; in altre parole, anime liberate, che hanno piena conoscenza della propria identità spirituale, pongono tali serie domande per fornire ulteriori informazioni sulla trascendenza."
Lo SrimadBhagavatam è il commento naturale dei grandi Vedanta (o Sariraka) sutra, che furono compilati da Srila Vyasadeva. I Vedantasutra sono i testi vedici più elevati e contengono il nucleo basilare di domande sulla conoscenza spirituale. Eppure, sebbene Srila Vyasadeva avesse compilato questo grande trattato, la sua mente non era soddisfatta. Incontrò quindi Sri Narada, il suo maestro spirituale, che gli consigliò di descrivere la personalità di Dio, la Persona Suprema. Dopo aver ricevuto questa istruzione, Vyasadeva meditò sul principio del bhaktiyoga, che gli mostrò distintamente cos'è l'Assoluto e cos'è la relatività, o maya. Una volta raggiunta la realizzazione perfetta di tutto ciò, compilò la grande narrazione dello Srimad-Bhagavatam, il bellissimo Bhagavatam, che inizia descrivendo i reali fatti storici della vita di Maharaja Pariksit.
Il Vedantasutra comincia con la domanda chiave circa la Trascendenza: athato brahma-jijnasa: "E' il momento di fare domande sul Brahman, la Trascendenza."
Fintanto che un uomo è nel pieno vigore della vita, dimentica la cruda verità della morte, che dovrà incontrare. Uno sciocco non pone domande pertinenti sui veri problemi della vita. Tutti pensano di non dover morire, sebbene l'evidenza della morte sia davanti ai loro occhi ad ogni istante.
Questa è la differenza tra animalità e umanità. Un animale come la capra non ha il senso della morte imminente. Sebbene un suo simile sia stato macellato, la capra, attratta dall'erba verde che le viene offerta, sta lì tranquilla, in attesa del proprio turno. Un essere umano invece, se vede un suo compagno venire ucciso da un nemico, lotta per salvare il suo confratello, oppure scappa, se possibile, per mettere in salvo la propria vita. Questa è la differenza tra un uomo e una capra.
Un uomo intelligente sa che la morte nasce con la sua stessa nascita. Sa che sta morendo ad ogni secondo che passa e che il tocco finale verrà dato allo scadere del suo periodo di vita. Perciò si prepara per la prossima vita o per liberarsi dalla malattia delle ripetute nascite e morti.
Lo sciocco, invece, non sa che questa forma umana si raggiunge dopo una serie di nascite e morti imposteci in passato dalle leggi della natura. Non sa che l'essere vivente è eterno e non subisce né nascita né morte. Nascita, morte, vecchiaia e malattia sono imposizioni esterne all'essere vivente, sono dovute al contatto con l'energia materiale, e alla dimenticanza che l'essere vivente ha riguardo la propria natura eterna e divina e la propria eguaglianza sul piano qualitativo con l'Assoluto. La vita umana ci dà l'opportunità di capire questa verità. Così l'inizio del Vedantasutra spiega che, poiché abbiamo ottenuto questa preziosa forma di vita umana, è nostro dovere domandarci: "Che cos'è il Brahman, che cos'è la Verità Assoluta?"
Un uomo non sufficientemente intelligente non si pone interrogativi sulla sua vita trascendentale ma solo su cose poco importanti che non hanno nulla a che fare con la vita eterna. Fin da piccolo fa domande alla madre, al padre, agli insegnanti, ai professori, ai libri e a molti altri, ma non saprà mai nulla sulla propria vera esistenza.
Come già detto, Maharaja Pariksit, sapendo di dover morire entro sette giorni, lasciò il suo palazzo per prepararsi. Ma il re aveva a disposizione sette giorni per prepararsi alla morte, ma noi, anche se siamo consapevoli di dover morire, non abbiamo idea di quando accadrà. Io non so quando morirò. Neppure un uomo famoso come Gandhi poteva prevedere di dover morire, neanche con cinque minuti d'anticipo, né i suoi illustri associati poterono prevedere la sua morte imminente.
Eppure, tutti questi gentiluomini si presentano come grandi illuminati.
E' l'ignoranza riguardo la vita e la morte a distinguere l'animale dall'uomo. L'uomo, per potersi davvero considerare tale, deve fare domande sulla vita e su ciò che egli è.
Da dove proviene prima di nascere e dove andrà dopo la morte? Perché è sottoposto ai tre tipi di sofferenza nonostante non li desideri? Sin dall'infanzia, si fanno domande su tante cose, ma a volte non si fanno domande sulla vera essenza della vita. Questa è animalità. Non c'è alcuna differenza tra un uomo e una bestia per quanto concerne i quattro principi, perché ogni essere vivente esiste per mangiare, dormire, difendersi e riprodursi. Solo la vita umana è fatta per porre domande pertinenti la vita eterna e la trascendenza.
La vita umana è quindi fatta per la ricerca sulla vita eterna e il Vedantasutra indica che bisogna condurre questa ricerca ora o mai più. Se non si pongono ora domande su questi aspetti importanti della vita, si tornerà certamente nel regno animale per legge di natura. Perciò, anche se uno sciocco sembra progredito nelle scienze materiali  cioè nel mangiare, dormire, difendersi, accoppiarsi e così via  non può, per natura, liberarsi dalle mani crudeli della morte. Le leggi della natura agiscono sotto tre influenze: la virtù, la passione e l'ignoranza.
Coloro che vivono in virtù sono promossi al livello spirituale superiore, coloro che vivono sotto l'influenza della passione rimangono nel mondo materiale, nello stesso posto dove sono ora, ma chi vive in ignoranza sarà sicuramente degradato alle specie inferiori.
La situazione moderna della civiltà umana è rischiosa, perché non offre alcuna istruzione sulle domande pertinenti ai principi essenziali della vita. Come gli animali, le persone non sanno che dovranno subire molto dalle leggi della natura. Sono soddisfatte con una manciata d'erba verde e una cosiddetta vita divertente, come la capra che aspetta nel mattatoio. Vedendo vite umane così disperate, cerchiamo di fare un umile tentativo per salvare gli esseri umani con il messaggio di Ritorno a Krishna. Questo metodo non è falso. Se ci sarà un'era di verità, il messaggio di Ritorno a Krishna sarà l'inizio di quell'era.
Secondo Sri Sukadeva Gosvami, in realtà un grhamedhi, o una persona legata come una capra per i problemi e le necessità animalesche, agli affari di famiglia, società, comunità, nazione, o di tutta l'umanità (cioè mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi) e che non ha conoscenza della trascendenza, non è migliore di un animale. Potrà aver fatto domande su materie scientifiche, politiche, economiche, culturali o altri simili argomenti di carattere temporaneo, materiale, ma se non ha posto domande sui principi della vita trascendentale, deve essere considerato come un cieco guidato da sensi incontrollati e prossimo a cadere in un fosso. Questa è la descrizione di un grhamedhi.
Il contrario di grhamedhi, comunque è grhastha. Il grhasthaasrama, cioè la vita spirituale condotta in seno alla famiglia, è giusta quanto la vita del sannyasi, l'ordine di rinuncia. L'importante è fare domande serie, al di là del fatto che una persona ha famiglia o sia completamente rinunciata. Un sannyasi può essere falso se non è interessato a fare domande importanti e un grhastha, un uomo di famiglia, può essere sincero se le fa. Il grhamedhi, invece, è interessato solo alla vita animale. Per natura, la vita del grhamedhi è piena di disgrazie, mentre la vita del grhastha è piena di felicità. Ma nella società umana moderna i grhamedhi fan finta di essere dei grhastha.
Bisogna saper distinguere. La vita di un grhamedhi è piena di vizi perché egli non sa come condurre la famiglia. Egli non sa che oltre al suo, c'è un potere che vigila e controlla tutte le attività e non ha alcuna cultura spirituale. Il grhamedhi non vede il futuro e non ha attitudine a fare domande rilevanti. L'unica sua caratteristica è di essere legato dalle catene dell'attaccamento, alle falsità con le quali è venuto in contatto nella sua esistenza temporanea.
Di notte, tali grhamedhi sprecano il loro tempo prezioso dormendo o soddisfacendo i loro impulsi sessuali, al cinema o ai club, nelle bische dove indulgono generosamente fra donne e liquori. Di giorno sprecano tempo prezioso accumulando denaro o, se ne hanno abbastanza, rendendo sempre più agiata la vita delle loro famiglie. Il loro standard di vita e i loro bisogni personali aumentano con l'aumentare delle loro entrate. Quindi non c'è limite alle loro spese e non sono mai sazi. Di conseguenza c'è una concorrenza illimitata nel campo dello sviluppo economico e per questo non c'è pace nel mondo.
Sono tutti confusi dalle stesse domande su come fare soldi e su come spenderli, ma alla fine tutti devono dipendere dalla misericordia di madre natura. Quando c'è scarsità di produzione o ci sono disturbi causati dalla provvidenza, i poveri pianificatori incolpano la natura crudele ma non vogliono cercare di capire chi in realtà detenga il controllo della natura. La Bhagavad-gita, comunque, spiega che le leggi della natura sono controllate da Dio, la Persona Suprema. Dio è il solo controllore della natura e delle sue leggi.
I materialisti ambiziosi a volte esaminano un frammento di leggi della natura, ma non si interessano mai di sapere chi le abbia create. La maggior parte di loro non crede nell'esistenza di un Persona Suprema, di Dio, che controlla le leggi della natura. Piuttosto, si interessano dei principi secondo i quali elementi diversi interagiscono, ma non fanno alcun riferimento alla direzione suprema che rende possibile tali interazioni. Non hanno domande importanti o risposte a questo proposito. Il Vedantasutra, comunque, risponde alle domande essenziali sul Brahman asserendo che il Brahman, la Trascendenza Suprema, è Colui dal Quale ogni cosa è generata. In definitiva, Egli è la Persona Suprema.
Non solo il povero grhamedhi ignora la natura temporanea del particolare tipo di corpo che ha, ma non vede neppure la vera natura di ciò che succede dinnanzi a lui nelle sue vicende quotidiane.
Magari vede morire il padre, la madre, un parente o un vicino, eppure non si chiede nulla sul fatto che tutti moriranno. A volte pensa, e sa che tutti i membri della sua famiglia moriranno prima o poi, e che anche a lui toccherà la stessa sorte. Sa che tutta la famiglia (la comunità, la società, la nazione e via dicendo) non è che una bolla temporanea nell'aria, che non ha valore permanente. Eppure impazzisce per situazioni temporanee e non si interessa di cose più importanti. Non sa dove andrà dopo la morte. Lavora molto per questa sistemazione temporanea, ma non organizza mai nulla per il futuro, né per sé né per chi gli è accanto.
Sui mezzi pubblici, come i treni, incontriamo e ci sediamo con persone sconosciute e diventiamo membri del medesimo veicolo per un breve lasso di tempo, ma poi ci si separa per non incontrarsi mai più. Allo stesso modo, in una lunga vita, abbiamo un posto a sedere temporaneo in una cosiddetta famiglia, paese o società, ma quando il tempo scade ci separiamo dagli altri, contro la nostra volontà, per non incontrarci mai più. Ci sono molte domande sulle nostre sistemazioni temporanee, ma un uomo che è un grhamedhi non se le pone mai. Siamo indaffarati a fare piani su cose caduche, senza conoscere la natura permanente della realtà.
Sripada Sankaracarya, che si sforzò in particolar modo di rimuovere questa ignoranza nella società e che sostenne il culto della conoscenza spirituale del Brahman impersonale onnipervadente, in preda alla disperazione, disse: "I bambini giocano, i ragazzi hanno cosiddette relazioni amorose con le ragazze, e gli anziani pensano di poter rimediare a una frustrante vita di lotte. Ma, ahimè, nessuno è preparato a fare domande pertinenti la scienza del Brahman, la Verità Assoluta.
Sri Sukadeva Gosvami, a cui Maharaja Pariksit si rivolse per istruzioni, rispose alle importanti domande del re consigliandolo come segue:

tasmad bharata sarvatma
bhagavan isvaro harih
srotavyah kirtitavyas ca
smartavyas cecchatabhayam

"O discendente del re Bharata, colui che desidera liberarsi da ogni sofferenza deve ascoltare ciò che riguarda Dio, glorificarLo e ricordarsi di Lui, che è l'Anima Suprema, Colui che tutto controlla e che libera da ogni sofferenza". (S.B. 2.1.5)

Sri Sukadeva Gosvami ha usato, in particolare, quattro termini riguardo Dio, la Persona Suprema. Queste parole distinguono la Persona Assoluta, o Parabrahman, dalle altre persone che sono qualitativamente uguali a Lui. Dio, la Persona Assoluta, è chiamato sarvatma, o onnipervadente, perché nessuno è separato da Lui, sebbene non tutti abbiano questa realizzazione.
Dio, la Persona Suprema, con la Sua emanazione plenaria, risiede nel cuore di tutti come Paramatma, Anima Suprema, insieme all'anima individuale. Perciò ogni anima individuale ha una relazione intima con Lui. La dimenticanza di questa eterna relazione intima è la causa della vita condizionata.
Ma poiché Egli è Bhagavan, la Persona Suprema, può corrispondere immediatamente alla chiamata di un Suo devoto.
Inoltre, poiché Egli è la Persona Perfetta, la Sua bellezza, la Sua opulenza, la Sua fama, la Sua forza, la Sua conoscenza e la Sua rinuncia, sono tutte fonti inesauribili di beatitudine trascendentale per l'anima individuale.
L'anima individuale è attratta da tutte queste opulenze manifestate in modo imperfetto dalle anime condizionate, ma, a causa dell'imperfezione, non è mai soddisfatta e cerca perennemente la manifestazione perfetta. La bellezza di Dio, la Persona Suprema, non ha confronti, né la Sua conoscenza e rinuncia. Ma soprattutto Egli è Isvara, il Controllore Supremo. Attualmente, siamo controllati dagli agenti di polizia. Il controllo della polizia ci è imposto per via della nostra abitudine a disobbedire alla legge.
Ma il Signore, poiché Egli è Hari, può annientare la nostra vita condizionata e dandoci piena libertà nell'esistenza spirituale.
E' perciò dovere di ogni uomo porre domande serie sul Signore e ritornare a Lui.















PASTICCERIA VEGETARIANA

di PARAMA KARUNA DEVI DASI

Nella pasticceria "tradizionale" si sente parlare spesso di uova, e generalmente carne e pesce rimangono in secondo piano, anche se "nascosti" sotto altri nomi: gelatina, colla di pesce, lardo, strutto, e così via. Ancora più spesso si usano alcolici (rhum, cherry, vino bianco, eccetera) o caffè. Si possono però realizzare ottime ricette,
gustose, leggere e nutrienti, senza
utilizzare nulla di tutto questo. Sostituiamo magari le uova con latte condensato, o latte in polvere da cucina, la
colla di pesce con fiocchi di alghe
(agar agar o carragenine), lo strutto
con il burro chiarificato, gli alcolici e
gli aromi artificiali con le spezie, gli
estratti e gli olii essenziali, il caffè con
il caffè d'orzo o di cereali, e così via.
Prendete nota che: una tazza equivale
a: per la farina, 100 gr.; per l'amido di
mais, 100gr.; per il latte in polvere, 60
gr.; per la margarina o il burro, 200 gr.;
per il latte, 200 gr. (cioè 200 ml.); per
lo zucchero, 200 gr.
In via approssimativa, 1/4 di litro equivale a circa 1 bicchiere e mezzo, cioè circa 250 ml. Così, se qualche ricetta richiede 200 gr. di burro e 400 gr. di farina, state attenti: si tratta di una parte di burro e di 4 parti di farina!! Così, per l'impasto dei biscotti al burro, che richiedono circa 200 gr. di zucchero e 300 gr. di farina, dovrete usare una parte di zucchero e 3 parti di farina!



RICETTA BASE DEL PANDISPAGNA

Tempo di preparazione: 10 minuti più 30 minuti di cottura in forno a 160180 gradi.

Le torte lievitate si infilano nel forno già caldo e si fanno cuocere a circa 160180 gradi, cercando di non aprire mai lo sportello del forno, altrimenti il dolce si può afflosciare. Nel caso in cui dobbiate assolutamente soddisfare la vostra curiosità, e non avete lo sportello di vetro trasparente e la lampadina interna, socchiudete leggermente e sbirciate dentro senza far entrare troppa aria fredda. Lanciate un'occhiata veloce, e richiudete delicatamente. L'operazione va comunque eseguita il meno possibile.

Mescolate 100 gr. di farina bianca, 100 gr. di fecola di patate (oppure 100 gr. di amido di mais), 100 gr. di latte alimentare in polvere, 100 gr. di cocco grattugiato essiccato, 100 gr. di zucchero semolato o zucchero a velo, e una bustina di lievito vanigliato per dolci. Se non trovate il latte in polvere, poco male: sostituite il latte fresco con del latte condensato non
zuccherato. Aggiungete anche latte normale (preferibilmente intero) mescolando o frullando velocemente fino ad ottenere una crema molto fluida.
Con una noce di burro o margarina vegetale imburrate una teglia, passatevi un po' di semolino crudo, oppure cocco grattugiato, e versate l'impasto della torta lasciandolo più basso possibile. Subito mettete a cuocere in forno caldo a 180 gradi. Per controllare la cottura del dolce infilate nel centro uno stuzzicadenti o la lama di un coltello pulito e asciutto, oppure uno spaghetto crudo. Se escono ben asciutti e puliti, potete estrarre il dolce e lasciarlo raffreddare. Sformatelo e tagliatelo soltanto quando sarà freddo.







TORTA DI FRUTTA

Sul fondo della tortiera disponete le fettine di mela, a raggiera o in modo artistico. Versatevi sopra l'impasto base del pan di spagna e cuocete come sopra. Una volta cotta la torta, lasciatela raffreddare e sformatela. Il fondo della torta diventerà la cima, e le fettine di mela saranno lì a far bella mostra di sé. Potete "lucidarle" con un cucchiaio di marmellata di albicocche sciolta con qualche goccia di acqua o succo di limone. La stessa cosa si può fare, invece che con le mele, con fette di ananas, con pesche o albicocche...







PETITS FOURS

Tagliate in orizzontale 600 gr. di pandispagna, a 3 strati. Spalmate gli strati, da un lato, con marmellata di albicocche e sovrapponeteli. Impastate 100 gr. di pasta di mandorle, stendetela con il mattarello, ricoprite il pandispagna e spolverate di zucchero a velo. Coprite con carta stagnola, metteteci sopra un peso e tenete in frigo per 24 ore. Tagliate a cubetti o rettangolini, coprite con 300 gr. di fondant. Raffreddate e guarnite con frutta candita a pezzetti, violette candite e pistacchi non salati.







FONDANTS

Sia i fondants che la pasta di mandorle sono abbastanza facili da reperire sul mercato, e piuttosto laboriosi e difficili da confezionare in casa. Comunque, se volete cimentarvi: mettete a bollire 5 tazze di zucchero, 1 tazza e mezza di acqua con poco succo di limone. Schiumate senza mai mescolare, facendo cuocere coperto per 3 minuti. Poi togliete il coperchio e fate cuocere finché sarà denso. Versate su un piano freddo (marmo o acciaio) e lavorate prima con un coltello e poi con le mani. Aggiungete l'aroma desiderato (vaniglia, olio essenziale di menta, ecc.), mettete in una teglia coperta con un panno bagnato. Dopo mezz'ora tagliate a pezzetti. Si possono ricoprire con una glassa o con cioccolato fuso.







PASTA DI MANDORLE

Schiacciate o pestate 125 gr. di mandorle dolci pelate, 5 mandorle amare e un cucchiaino di zucchero vanigliato o di acqua di rose. Mettete a fondere in un pentolino su fiamma bassa 250 gr. di zucchero, e quando si è appena appena imbiondito versatevi le mandorle, mescolando bene. Lavorate con il cucchiaio di legno, e poi quando si sarà intiepidito, con le mani.







BISCOTTI

Ci sono diversi tipi di biscotti, e per una trattazione esauriente vi rinviamo a un altro articolo specifico su questo argomento. Però possiamo dire che in genere, dei semplici biscotti si possono fare con lo stesso impasto della torta, usando meno liquidi, in modo da ottenere una pasta morbida invece di una crema. Si stende l'impasto con il mattarello e si ritagliano le formine.















LA REINCARNAZIONE

di PAVANESANA DASA

La parola reincarnazione è popolare al giorno d'oggi, e per la maggior parte della gente trasmette un senso di mistico e di esotico. Dagli hippies agli yogi e svami indiani ai pensatori progressisti, tutti hanno promosso l'idea. Sebbene il credo della reincarnazione sia rifiutato dalla maggior parte delle chiese cristiane, recenti indagini mostrano che decine di milioni di persone accettano l'idea della reincarnazione.
Nonostante la popolarità dell'idea della reincarnazione, essa è rimasta un concetto vago per la maggior parte della gente, con poco rilievo persino sulla vita dei credenti. La comune comprensione  che reincarnazione significhi rinascere ancora come qualcun'altro  manca di chiarezza e si presta a un certo numero di false comprensioni.
Non è possibile afferrare il vero significato della reincarnazione senza comprendere la differenza tra materia e spirito. Come sappiamo ogni entità vivente è un'anima spirituale distinta dal corpo. La relazione tra anima e corpo è simile alla relazione tra un'autista e la sua macchina. La macchina è uno strumento che serve ad adempiere una missione determinata dall'autista. L'autista esiste indipendentemente dalla macchina, ma la macchina senza l'autista è solo un inerte pezzo di metallo.
Questa conclusione è la prima comprensione della vita spirituale, e, a partire da questa, possiamo esaminare la reincarnazione. Qui valuteremo alcune frequenti domande solitamente poste sulla reincarnazione.
Domanda: Io posso essere nato altre volte come un'altra persona?
Risposta: Questo dipende da ciò che tu intendi per "Io". Il vero "Io" è l'anima. Lei è la vera persona, e non cambia mai. L'anima non cambia corpo, tuttavia, e poiché l'anima si identifica con questi corpi, diventa, nel senso materiale, una nuova persona.
D: Come viene determinato quale sarà la mia prossima vita?
R: La determini tu stesso con le tue azioni. Questo è chiaramente spiegato nella Bhagavadgita (8.6): "Sono, senza dubbio, i ricordi che si hanno all'istante di lasciare il corpo che determinano la condizione futura dell'essere, o figlio di Kunti".
Ciò che ricordi al momento della morte risulta da azioni, pensieri e desideri di tutta la tua vita. In accordo alla letteratura vedica ci sono 8.400.000 specie di vita, e tu, l'anima spirituale, hai accettato il corpo di una particolare specie in accordo alle attività e ai desideri della tua attuale vita.
D: Ma io non voglio il corpo di un animale!
R: Perché no? La reincarnazione non è limitata alle specie umane. La differenza tra un animale e un essere umano sta solo nel corpo. Non c'è differenza tra un'anima in un corpo umano e un'anima in un corpo di cane. Secondo Darwin, i corpi fisici si sono evoluti fino a che hanno raggiunto la forma umana. Tuttavia, la letteratura Vedica spiega che tutte le forme di vita sono sempre esistite, e che l'anima si evolve o trasmigra, dalle forme più basse, a quelle più alte fino a raggiungere la forma umana.
Così la stessa anima, o la stessa persona, che migliaia di anni fa viveva nel corpo di un rettile, di un pesce o di un uccello, vive ora nel corpo di un essere umano  tu o io. Sul piano corporeo c'è una differenza molto piccola tra animali e esseri umani: l'animale mangia; noi mangiamo. Dorme; noi dormiamo. Si accoppia; noi ci accoppiamo. Si difende; noi ci difendiamo. Se qualcuno si comporta come un cane o un maiale, può certamente prendere un corpo simile nella prossima vita.
D: Cosa fa esattamente l'anima che trasmigra da un corpo all'altro?
R: Ci sono tre livelli di esistenza: l'anima, il corpo sottile, e il corpo grossolano. Il corpo sottile è dentro il corpo fisico come una mano dentro un guanto. All'istante della morte, l'anima, e il corpo sottile, (composto di mente, intelligenza e falso ego) lasciano il corpo grossolano (composto di terra, acqua, fuoco aria e etere, o spazio). Gli elementi fisici che sono stati temporaneamente riuniti in un corpo grossolano allora si separano. Dopo aver lasciato il corpo, l'anima, portata dal corpo sottile, entra nel seme di un maschio per mezzo del quale viene collocato nel grembo della sua prossima madre.
D: Allora, quando inizia effettivamente questa nuova vita? Mi riferisco in modo particolare alla controversia dell'aborto.
R: In questo caso i Veda spiegano chiaramente che la "nuova" vita o lo sviluppo della nuova copertura fisica dell'anima, inizia al tempo del concepimento. E' impossibile uccidere l'anima, ma nel mondo materiale uccidere si riferisce all'eliminazione fisica. Così l'aborto a qualsiasi livello è certamente un omicidio.
D: Potrei prendere la mia prossima vita nella stessa combinazione ambientale che ho lasciato al momento della morte?
R: Puoi rinascere su qualsiasi pianeta.
D: Ma non c'è vita sugli altri pianeti!
R: Questo lo dici tu, ma considera: tu non puoi vivere nell'acqua ma un pesce può. Tu non puoi vivere nella terra, ma un verme sì. E tu non puoi vivere nell'aria, ma un uccello sì.
Dire che non c'è vita sugli altri pianeti perché noi non potremmo vivere là, è come dire che non c'è vita nell'acqua o dentro la terra perché noi non ci possiamo vivere.
I Veda spiegano che la vita esiste ovunque, su tutti i pianeti, in tutti gli universi. Chi vive in un particolare pianeta è ovviamente idoneo alle condizioni che vi sono là. La natura gli fornisce il corpo appropriato.
D: Così, quante volte mi devo reincarnare?
R: Questo dipende da te. Ti puoi reincarnare in un ciclo senza fine, se vuoi. Ma la vita umana ti dà l'opportunità di fermare questa penosa sofferenza.
D: Cosa avviene quando qualcuno diventa di nuovo animale?
R: L'anima si evolve gradualmente attraverso specie di vita sempre più alte fino a raggiungere la forma umana. Un animale non è responsabile per le sue attività. Non può degradarsi a una nascita in una specie inferiore. In altre parole, se una tigre ti uccide, non riceve reazione perché questo è nella sua natura. Ma non appena l'anima raggiunge la forma umana diventa responsabile di tutte le sue attività. In altre parole, se tu uccidi quella tigre senza necessità, riceverai la reazione. Così l'essere umano può degradarsi attraverso le proprie azioni mentre l'animale no.
D: Ma sembra ingiusto che l'essere umano sia ritenuto responsabile per tutte le sue azioni. La maggior parte della gente non conosce neanche queste leggi universali che determinano le reazioni delle loro attività.
R: Per questa ragione una società illuminata ed educata deve conoscere le leggi di Dio. La conoscenza completa è data alla società umana nella forma delle Scritture. I Veda sono fatti per guidare l'essere umano in modo che egli non violi le leggi universali che ci governano. Sfortunatamente, oggi la società umana sta rifiutando tutta la conoscenza spirituale ed è inorgoglita del cosiddetto avanzamento scientifico e tecnologico. Che tipo di avanzamento è quello che degrada la gente a un'esistenza animale, anche nella vita successiva? Nella società vedica i leaders erano responsabili dell'educazione spirituale della gente. Ma i leaders di oggi non sanno neppure che cosa sia l'educazione spirituale. Perciò il movimento per la coscienza di Krsna, attraverso la pubblicazione della letteratura vedica, sta promuovendo l'educazione spirituale.
D: Ma se la gente non conosce le leggi che determinano la loro vita successiva, non è sbagliato che sia comunque colpita dalle conseguenze?
R: L'ignoranza non è una scusa, proprio come quando un bambino tocca il fuoco. Il fuoco non pensa: "Oh, questo bambino non sa che io sono caldo. Non lo brucerò". No, il fuoco brucia  non importa se tu sia consapevole o no del suo calore. Perciò l'unico modo di evitare la sofferenza è l'educazione spirituale.
D: Tuttavia, questo meccanismo a me sembra crudele. Per di più, non vedo nessun senso in questo ciclo senza fine di reincarnazione.
R: No, non è crudele. La sofferenza è un impulso per l'entità vivente a cercare una soluzione ai problemi. Il mondo materiale è un luogo di miseria.
"Tutti i pianeti del mondo materiale, dal più alto al più basso sono luoghi di sofferenza, dove nascita e morte si susseguono. Ma colui che raggiunge la Mia dimora, o figlio di Kunti, non rinasce più."
(Bhagavadgita 8.16)

Questo verso spiega che il mondo materiale per natura non è un luogo piacevole. Persino se c'è felicità, questa è temporanea; non durerà. E noi causiamo la nostra sofferenza. Molta gente per le proprie sofferenze se la prende con Dio. Ma Dio vuole che noi ritorniamo nel mondo spirituale, dove non c'è sofferenza.
Questo mondo materiale non è la nostra casa. La nostra situazione è come quella di un pesce sulla terra. Puoi dare al pesce una televisione, una Cadillac, una casa fantastica, ma tutto ciò di cui il pesce ha bisogno è l'acqua. A lui non interessano le comodità della terra. Così nello stesso modo, la felicità temporanea nel mondo materiale non ci soddisferà mai. La sofferenza ci da la motivazione per raggiungere lo scopo della vita: ritornare da Dio.
Se qualcuno gode della felicità materiale, generalmente non vedrà nessun motivo di tornare da Dio. Sfortunatamente non sa che il suo godimento non può durare. Quando i risultati delle sue attività pie si saranno esauriti, la sofferenza ritornerà di nuovo, sebbene lui non la voglia. La vera felicità non può essere raggiunta attraverso i sensi materiali. Può essere raggiunta solo in modo spirituale.
D: Come siamo entrati in questo ciclo di reincarnazioni la prima volta?
R: Originariamente, tutte le entità viventi abitano nel mondo spirituale. Ma in quanto parti infinitesimali di Krsna, manifestano infinitesimamente l'indipendenza, che è una delle Sue qualità. Così se decidono di cercare di gioire senza Dio, viene dato loro il mondo materiale come luogo per provare.
D: Ma se Dio è onnipotente, non potrebbe evitarlo? Perché li lascia andare e soffrire?
R: La relazione naturale tra Krsna e le entità viventi è amore. E l'amore non può essere forzato; deve essere spontaneo. Così se Krsna forzasse le entità viventi ad amarLo, la parola amore non avrebbe significato.
Prendiamo un altro esempio: i genitori amano il loro bambino. Ma qualche volta il bambino
per ignoranza vuole toccare il fuoco. Se a dispetto del buon consiglio persiste, i genitori possono permettergli di toccare il fuoco per una volta. Dopo tale esperienza, il bambino sarà convinto. I genitori non fanno così perché vogliono vederlo soffrire, ma perché a volte questo è l'unico mezzo per imparare. Allo stesso modo Krsna è infallibile e le entità viventi sono fallibili. Perciò alcune anime scelgono questo modo d'imparare. Per noi sembra lungo il tempo da trascorrere in milioni di nascite nel mondo materiale, ma da un punto di vista spirituale la nostra permanenza qui è solo come una nuvola passeggera.
Krsna non ci butta qui affinché soffriamo eternamente. Non esiste una cosa tipo dannazione eterna. Al contrario, ci sono sempre grandi devoti, profeti, e figli di Dio che ci guidano, e Krsna stesso appare regolarmente per cercare di riportarci a Lui.
"Ogni volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona. Discendo di era in era per liberare le persone pie, annientare i miscredenti e ristabilire i princìpi della religione".
(Bhagavad-gita 4. 7, 8)

Sebbene Krsna in persona non sia sempre qui, ci lascia le Scritture Vediche e altre scritture autentiche per guidarci. Lo Srimad-Bhagavatam (1.3.43) afferma:
"Questo Bhagavata Purana è brillante come il sole, ed è sorto proprio dopo la dipartita di Sri Krsna per la Sua propria dimora, accompagnato dalla religione, dalla conoscenza, ecc. Le persone che hanno perso la loro visione a causa della densa oscurità dell'ignoranza nell'era di Kali otterranno luce da questo Purana".
D: Puoi spiegarmi con maggiore dettaglio il termine di questo ciclo di reincarnazione?
R: Il corpo umano è l'unica forma di vita che ci permette di porre fine a questo ciclo. Solo in questa forma la coscienza si sviluppa abbastanza da comprendere la differenza tra materia e spirito. Gli animali non possono comprenderlo. Le loro uniche occupazioni sono mangiare, dormire, accoppiarsi, e difendersi. Loro non possono comprendere quale sia il fine della vita. Ma se l'essere umano non approfitta di questa opportunità e si impegna solo in metodi sofisticati di mangiare, dormire, accoppiarsi, e difendersi, allora non è niente più di un animale sofisticato. L'unico scopo della vita umana è sviluppare la propria originale coscienza di Dio, liberarsi dal ciclo di nascita e morte, e tornare a casa, tornare da Dio. Il processo per ottenere questo risultato si chiama bhaktiyoga, o servizio devozionale, vale a dire agire in maniera spirituale in accordo alle ingiunzioni delle Scritture Vediche e del maestro spirituale autentico. Così facendo, non si è più vincolati dalle leggi della natura materiale, che ci costringe a trasmigrare nel mondo materiale.















Viaggio A Navadvipa

Per un turista questa terra santa può somigliare al resto dell'India rurale, ma per i devoti di Sri Caitanya è un paradiso trascendentale.

Dopo quattro ore su un autobus, sballottati per le strade affollate di Calcutta e attraverso decine di villaggi polverosi in cui il tempo sembra essersi fermato, i pellegrini scorgono le cupole del tempio stagliarsi al di sopra delle cime degli alberi nella terra santa di Navadvipa, e si sentono sollevati, pronti all'incontro con la trascendenza. Il "profilo" di Navadvipa, luogo ora familiare a migliaia di devoti di tutto il mondo, è come un faro che guida verso casa e che annuncia agli stanchi viaggiatori la fine del viaggio.
A chi non sa, questa grande e piatta area rurale situata alla confluenza del Gange con la Jalangi può sembrare simile al resto dell'India rurale. I grossi tori che sollevano zolle di terra con i pesanti aratri, le case di fango con il tetto di paglia, i vecchi battelli sul fiume, e la gente minuta con gli occhi grandi, riducono a un debole e insignificante ricordo il modo di vedere e gli agi tipici degli occidentali.
Navadvipa, letteralmente "Nove Isole", è un tratto sacro di terra nel Bengala Occidentale. Le nove isole, scolpite dalle dita del Gange nel punto in cui scende alla Baia del Bengala, sono segnate da numerose città e villaggi, interrotti da campagne coltivate in cui si producono farina, riso, legumi, canna da zucchero e da piccoli boschetti di banani, noci di cocco e papaya. Ma Navadvipa è più di una zona singolare e pittoresca dove il tempo si è quasi fermato.
Navadvipa è il luogo in cui è nato Sri Caitanya: un luogo trascendentale.

[Il distretto dell'attuale Navadvipa comprende una piccola città e le nove isole ma la Navadvipa città non è la Navadvipa che comprende le nove isole. Sri Caitanya nacque sull'isola di Rudradviipa, vicino all'attuale città di Mayapur.]



Sri Caitanya è Krsna stesso nel ruolo di un Suo devoto. Egli apparve in India cinquecento anni fa e la Sua nascita fu preannunciata in Scritture rivelate come lo SrimadBhagavatam e il Mahabharata.
A differenza di altre incarnazioni del Signore, Egli non Si presentò come Dio ma come un devoto di Dio.
Lo fece per due ragioni: voleva assaporare pienamente la dolcezza e l'intensità dell'amore di un devoto verso Krsna, e desiderava mostrare alla gente come rievocare nel modo migliore il proprio amore assopito per Dio.
Sri Caitanya è noto come la più generosa fra la incarnazioni perché ha distribuito gentilmente a tutti quell'amore trascendentale.
Il Suo metodo era detto sankirtana, il canto collettivo dei Nomi di Dio, il miglior modo per realizzarsi spiritualmente in quest'era.
Srila Prabhupada, fondatore e guida spirituale del Movimento Hare Krsna, cita spesso Sri Caitanya nei suoi scritti e nelle sue conferenze e ha insegnato alla sua grande famiglia internazionale di discepoli come seguire le orme del Signore cantando Hare Krsna, danzando e gustando il krsnaprasadam (cibo offerto a Krsna).
Nell'introduzione del suo libro "Gli insegnamenti di Sri Caitanya", Prabhupada scrive:
Sri Caitanya è il maestro ideale delle necessità primarie dell'esistenza. Egli è il ricettacolo completo di ogni misericordia e di ogni buona fortuna e deve essere adorato da tutti in quest'epoca di discordia. Tutti possono unirsi al Suo movimento del sankirtana. Non sono necessarie particolari qualifiche. Seguendo i Suoi insegnamenti chiunque può diventare una persona perfetta... Io spero sinceramente che comprendendo gli insegnamenti di Sri Caitanya, la società umana sperimenti una nuova luce di vita spirituale che aprirà il campo di attività dell'anima pura.
L'autobus romba lungo le strette strade tortuose, tra carretti tirati da vitelli, ricksha, mucche, oche e pedoni. I pellegrini osservano attentamente dai finestrini. Cinquecento anni fa, Sri Caitanya attraversava quotidianamente queste strade. Il tempio con le guglie indica il luogo dove il Signore apparve il 18 febbraio del 1486.
I fondi per acquistare la terra e costruire questo tempio furono raccolti da uno dei grandi padri del Movimento Hare Krsna, Srila Bhaktivinoda Thakura. Un secolo fa, Srila Bhaktivinoda fece approfondite ricerche per scoprire l'esatto punto in cui apparve Sri Caitanya. Dopo che i ritrovamenti furono confermati dal suo maestro spirituale, egli si occupò personalmente della costruzione del sacro santuario che esiste ancora oggi.
Srila Bhaktivinoda pubblicò un libro sull'importanza di Navadvipa, e prima di morire ordinò al figlio, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, di continuare il suo lavoro. Il significato di Navadvipa venne chiarito grazie al servizio di questi grandi devoti e del discepolo di Srila Bhaktisiddhanta, Srila Prabhupada.
L'autobus finalmente si ferma al tempio fondato da Srila Prabhupada, il Mayapur Candrodaya Mandir, a solo un miglio di distanza dal luogo di nascita di Sri Caitanya. Dal 1972, i discepoli di Srila Prabhupada provenienti da tutto il mondo si riuniscono ogni anno a Navadvipa per celebrare il giorno dell'apparizione di Sri Caitanya.
Ciò che Srila Prabhupada, i suoi predecessori e i suoi seguaci hanno fatto per diffondere le glorie di Navadvipa è simile a quello che Sri Caitanya e i Suoi seguaci fecero cinquecento anni fa per diffondere le glorie di Vrndavana.
Vrndavana è il posto stupendo non lontano da Nuova Delhi (ma a settecento miglia da Navadvipa) in cui Sri Krsna trascorse l'infanzia e la giovinezza nel corso della Sua apparizione di cinquemila anni fa. Quattromilacinquecento anni più tardi, quando Sri Caitanya la visitò, Vrndavana era un minuscolo villaggio agricolo e poco sviluppato: Sri Caitanya chiese a sei dei Suoi principali discepoli di vivere lì, di erigervi templi, riportare alla luce i luoghi santi dei divertimenti di Krsna e di scrivere libri sulla coscienza di Krsna. Per questo oggi Vrndavana è celebre fra tutti gli induisti e fra i devoti. Centinaia di migliaia di pellegrini visitano abitualmente le migliaia di templi e i luoghi santi di Vrndavana.
Anche a Navadvipa, Srila Bhaktivinoda, Srila Bhaktisiddhanta e Srila Prabhupada hanno eretto templi, hanno riportato alla luce i luoghi in cui si sono svolti i divertimenti di Sri Caitanya Mahaprabhu e hanno scritto libri sulla coscienza di Krsna. Da un lato Vrndavana e Navadvipa sono una cosa sola esattamente come Sri Krsna e Sri Caitanya sono uno, essendo la stessa Persona Suprema con caratteristiche diverse. Ma dall'altro sebbene esse siano una cosa sola, Vrndavana e Navadvipa sono allo stesso tempo differenti come lo sono Sri Krsna e Sri Caitanya.
Srila Bhaktivinoda Thakura ne descrive la differenza nel suo libro Navadvipadhamamahatmya:
Fra tutti i luoghi santi Navadvipa è il sommo gioiello, essendo il più misericordioso di tutti. In altri luoghi di pellegrinaggio (come Vrndavana), gli offensori vengono severamente puniti mentre a Navadvipa essi non solo vengono perdonati ma anche purificati e ricevono il tesoro dell'amore per Dio.
Per illustrare questo punto, Srila Bhaktivinoda cita l'esempio dei fratelli Jagai e Madhai che erano nati in una buona famiglia, ma che diventarono alcolizzati e dissoluti. Quando Madhai ingiuriò un devoto che gli aveva chiesto di cantare i Santi Nomi di Dio, Sri Caitanya fu subito pronto a ucciderlo. Ma quando il Signore vide che Jagai e Madhai si erano pentiti e che desideravano correggersi, li perdonò. In seguito essi diventarono celebri per la loro devozione. Srila Bhaktivinoda continua:
Chiunque viva a Navadvipa è molto fortunato perché ottiene l'amore estatico per Krsna vita dopo vita. Chiunque abbia occasione di andare a Navadvipa si libera da tutte le offese. Ciò che si può ottenere visitando tutti gli altri luoghi santi, si ottiene con il solo ricordo di Navadvipa e ciò che gli yogi ottengono in dieci anni, si ottiene a Navadvipa solo in tre notti. La liberazione impersonale che si ottiene negli altri luoghi santi dopo ardui sforzi, si ottiene a Navadvipa semplicemente bagnandosi nel Gange perché tutti i godimenti e la liberazione sono servitori obbedienti dei puri devoti di Navadvipa.
Abbandonate perciò ogni altro desiderio e ogni altra attrazione e meditate intensamente su Navadvipa.
Comunque dopo aver letto questo, andare a Navadvipa può far sorgere qualche dubbio. A volte un pellegrino può sentire canzoni del cinema correre sul Gange mentre sta facendo il bagno sacro, o può sentirsi chiedere da gente del luogo, dallo sguardo non proprio innocente, la macchina fotografica, l'orologio o il registratore. E chiunque si rechi nella città di Navadvipa sulla riva occidentale del Gange, resterà sicuramente impressionato dalla mancanza di pulizia e di organizzazione.
Alla fine del suo libro, Srila Bhaktivinoda Thakura spiega queste apparenti incongruenze:
Poiché nessuna cosa o persona materiale potrà mai abitare a Navadvipa, è stato steso uno strato di materia inerte che la ricopre per tenerla nascosta ai materialisti. La gente che non ha alcuna relazione con Sri Caitanya vive semplicemente sulla cima di questo cumulo, cieca della reale verità.
Sebbene una persona pensi: "Sono a Navadvipa'', maya (l'illusione) tiene felicemente lontana Navadvipa da questa persona.
In altre parole, ci vuole molto più di un rumoroso e borbottante autobus per portare un pellegrino a Navadvipa perché Navadvipa non può essere raggiunta comprando un semplice biglietto e andandoci.
E' un luogo trascendentale, in cui Sri Caitanya abita eternamente, così come Krsna risiede eternamente a Vrndavana. I puri devoti vedono ancora oggi a Navadvipa Sri Caitanya cantare e danzare con i Suoi compagni. Srila Bhaktivinoda lo spiega in una canzone:
Quando l'orizzonte si tinge a occidente del rosso del tramonto, Sri Caitanya, portando con Sé i Suoi devoti, viaggia attraverso la città e i villaggi di Navadvipa.
Echeggiano le mrdanga accompagnate dai cembali e Sri Caitanya chiama la gente addormentata: "Svegliatevi, anime addormentate! Svegliatevi, anime addormentate! Avete già dormito fin troppo in grembo alla strega Maya. Vi ho portato una medicina che distrugge l'illusione di Maya. Cantate questo maha-mantra: Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.
Navadvipa si può raggiungere cantando i Santi Nomi di Dio con fede e convinzione. Solo in questo stato d'animo il pellegrino potrà iniziare il suo viaggio per Navadvipa e arrivare entro breve tempo in questo luogo santo.




figure:

Shopping spirituale nella città di Navadvipa dove sono in vendita merci per adorare e ricordare Sri Caitanya. Per i bambini ci sono statuine di Sri Caitanya con le braccia alzate verso l'alto nell'atto di cantare i Santi Nomi di Krsna.

Cucina spirituale. I devoti cucinano e offrono a Sri Caitanya con amore e devozione; cucinare equivale per loro a meditare sul Signore. (a destra). Al centro Hare Krsna di Mayapur viene distribuito gratuitamente a tutti il prasadam (cibo offerto a Krsna).















PASCAL

Uno Scienziato Particolare

di GAURA PURNIMA DEVI DASI

L'immagine stereotipata dell'uomo di scienza interamente dedito alla ricerca naturalistica e per il resto sordo ad ogni altra questione che non sia analizzabile in laboratorio con strumenti più o meno grossolani, sembra essere tipicamente contemporanea.
In passato molti furono gli scienziati che affrontarono problematiche esistenziali chiedendosi il perché della vita e il significato della propria ricerca. Pascal fu uno di essi, forse il più amato da generazioni di studenti, per il modo in cui seppe contrapporre alle aride e fredde ragioni scientifiche (di una scienza naturalmente che pretenda di fare a meno di Dio), le ragioni del cuore, del sentimento, di quello che egli soleva chiamare "spirito di finezza".
Nato a Clermont nel 1623, morì a Parigi nel 1662, a soli trentanove anni. Esordì giovanissimo con un trattato sulle coniche.
A lui si devono importanti ricerche sul vuoto e numerosi scritti sul calcolo combinatorio, infinitesimale e delle probabilità.
Fondamentali furono i contatti che ebbe con la comunità religiosa di Port Royal, dove si praticava un cristianesimo austero, molto lontano dal permissivismo cattolico del tempo. In quella occasione scrisse le Provinciali, diciotto lettere contro la morale gesuitica del compromesso e del perbenismo.
Ma l'opera sua più famosa sono i Pensieri, una raccolta di appunti, riflessioni e considerazioni che dovevano servire a comporre un trattato sistematico sui problemi della fede, della ricerca interiore e della condizione umana.
E proprio dall'uomo Pascal parte per dimostrare che la ragione scientifica non ne può esaurire interamente la sete di conoscenza, né appagare i bisogni fondamentali.
Lo "spirito di geometria", cioè la tendenza dell'uomo a procedere mediante ragionamenti, logicamente concatenati, non può dare spiegazione della condizione umana, né può aiutarci nella nostra ricerca del divino.
Occorre, per Pascal, un'altra facoltà, più sottile, intuitiva, che prescinda dalla ragione scientifica e che, per la sua ampiezza, può proiettarci oltre la dimensione del finito. Il divino, appartenendo all'ambito della vita, all'esistenza, andrebbe colto con il cuore, con la parte più intima di noi stessi.
Queste considerazioni solo in parte possono essere accettate da coloro che seguono i Veda.
Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, dice: "...Noi non dipendiamo dal cuore perché i dettami del cuore non vengono presi in considerazione dai non devoti. Istruzioni dirette vengono impartite dalla Bhagavad-gita e spiegate dal maestro spirituale. Se accettiamo i consigli di Dio e del Suo rappresentante, non sbaglieremo."
Nei Veda viene specificata la funzione che l'Anima Suprema riveste nella vita umana: "Colui che desidera ardentemente andare nel mondo spirituale riceve dal Signore presente nel cuore di ciascuno la conoscenza necessaria per giungervi" (B.g. 13. 18). Krsna dice espressamente: "A coloro che Mi sono costantemente devoti, che Mi adorano con devozione, Io do l'intelligenza per poter venire a Me." (B.g. 10.10)
Ma per comprendere le istruzioni che Dio ci dà dall'interno occorre un livello di purezza non comune. Generalmente gli uomini hanno la tendenza ad ingannarsi. Seguendo le ragioni del cuore, c'è il rischio di cadere nella superficialità e nel sentimentalismo, o peggio, data la diversità del sentire, potrebbero nascere religioni non autorizzate le quali non avrebbero alcun fondamento nei testi sacri.
Srila Prabhupada ci fornisce questa spiegazione: "Ogni entità vivente vive con Dio anche se ne è inconsapevole a causa della sua ignoranza... ci sono due uccelli situati sull'albero del corpo. Uno di essi gode dei frutti dell'albero, mentre l'altro ne è il testimone. Dio impartisce le istruzioni mediante le quali si può tornare a Lui, ma i non devoti non le accettano. Il devoto segue rigidamente gli ordini di Dio, mentre le persone che hanno una natura demoniaca agiscono secondo i loro capricci, anche se conoscono i desideri del Signore.
Non c'è dubbio che Dio dia delle istruzioni. Le istruzioni vengono impartite dall'esterno, mediante l'agente del Signore, il maestro spirituale, e attraverso le Scritture, e vengono impartite dall'interno attraverso la coscienza, l'Anima Suprema.
"La conoscenza vedica di cui la Bhagavad-gita è l'essenza, è perfetta perché trascende l'errore e il dubbio; non è il frutto di una semplice ricerca empirica, sempre imperfetta perché basata sull'esperienza di sensi imperfetti. Fin dall'origine perfetta, la conoscenza vedica fu trasmessa... da una successione di maestri spirituali autentici (parampara), da maestro autorizzato a discepolo autorizzato, cominciando dal maestro originale, il Signore stesso." (B.g. p.xxv)
La limitatezza dell'uomo non sfugge a Pascal. Egli si rende conto perfettamente di come la condizione umana sia miserevole. Perennemente proteso verso l'infinito, perché infinita è la sua sete di conoscenza, l'uomo si trova limitato dai suoi stessi sensi, in un ambito di vita molto angusto.
Chiuso tra due estremi, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, sente sfuggire la vita in una continua ricerca che non approda a nulla perché la meta, la conclusione, ogni volta è spostata sempre più in là, all'infinito.
Krsna dice: "O Arjuna, di ogni creazione sono l'inizio e la fine, e anche la metà. Fra tutte le scienze sono la scienza spirituale dell'anima e dei logici sono la conclusione, la verità finale" (B.g. 10.32).
Quindi l'oggetto di ogni ricerca, la meta ultima della conoscenza è Dio.
A questa conclusione pervenne anche Pascal. Secondo il filosofo francese l'uomo è però dominato dalla passione, che piega a sé i sensi, l'intelligenza e la stessa volontà, diviso tra la sete di infinito e la sua stessa natura che lo trascina verso mete illusorie. L'immaginazione lo porta a credersi chissà chi, mentre il suo "io" lo inganna facendogli pensare di essere il centro di ogni cosa.
Oppresso dalla noia e dal grigiore di un'esistenza a cui non era destinato per la sua essenza spirituale, fugge nello svago e nel divertimento allontanandosi così sempre più dallo scopo ultimo: il raggiungimento di Dio.
Questa analisi della condizione umana trova conferma nei Veda: "Gli uomini dominati dalla passione diventano avidi, e il loro desiderio di godere dei sensi è ardente e smisurato. Ma è facile vedere che tutto il denaro e tutti i piaceri del mondo non portano né la felicità, né la pace mentale, che non si possono raggiungere finché si è dominati dalla passione. Se un uomo aspira alla felicità, il suo denaro non gli sarà di aiuto, bisogna che si elevi al piano della virtù praticando la coscienza dell'Anima Suprema.
La via indiretta è costituita dalla speculazione filosofica con cui ci si può gradualmente elevare alla coscienza di Krsna, ma la via diretta consiste nel vedere tutto, fin dall'inizio, in relazione a Krsna. Delle due, la coscienza di Krsna è la via migliore perché non richiede nessun ripiego speculativo per purificare i sensi.
Sublime e allo stesso tempo semplice, la Coscienza di Krsna è purificatrice in se stessa" (B.g., 3.3).


Scritture Vediche

SRIMADBHAGAVATAM

Il Sacrificio Di Sati (II parte)

La storia che vi presentiamo, adattata da Lalita Govinda devi dasi, è estratta dal VI canto dello SrimadBhagavatam, il Grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lo Srimad-Bhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e ci informa che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



Quando Siva venne a sapere che sua moglie Sati era morta a causa degli insulti ricevuti dal padre Daksa, e che i suoi soldati erano stati sconfitti e scacciati, fu assalito da una gran collera.
Sati, la moglie di Siva, non è altri che la personificazione dell'energia che governa il mondo; la sua enorme potenza può creare e dissolvere universi interi ma, nonostante ciò, agisce sotto il controllo di Sri Krsna, come Sua ombra. Sati avrebbe potuto facilmente distruggere il padre, ma per il rispetto che ogni figlio dovrebbe avere verso i propri genitori, Sati preferì abbandonare il proprio corpo piuttosto che vendicarsi degli insulti ricevuti. Poiché conosceva la purezza e la grandezza del marito, Sati aveva sperato di riuscire a risolvere l'incomprensione tra lui e il padre. Tuttavia, non appena si rese conto che il suo scopo non poteva essere raggiunto, non esitò a rinunciare al corpo che la faceva sentire legata all'indegno genitore, e Daksa, accecato dall'immenso orgoglio, non tentò nemmeno di impedirglielo.
Siva, colui che ha in sé l'assoluto potere dell'annientamento, si morse allora le labbra e si strappò dalla testa una ciocca di capelli che ardeva come l'elettricità o il fuoco. Balzò in piedi ridendo come un pazzo e gettò i capelli a terra.
Apparve allora un immenso demone nero, alto come il cielo e splendente come tre soli riuniti, quell'essere aveva dei denti spaventosi e i suoi capelli ardevano come fuoco. Le migliaia di braccia che aveva brandivano diverse armi, e una ghirlanda di teste umane gli pendeva dal collo.
Questa creatura nera, che incarnava la collera del Signore Supremo, era pronta per eseguire l'ordine di Siva: uccidere Daksa e tutti i suoi soldati sul luogo del sacrificio.
Molti altri soldati seguivano il fiero personaggio con un baccano assordante. Egli era armato di un enorme tridente tanto spaventoso da poter uccidere la morte in persona, e alle gambe portava anelli che parevano ruggire. Sul luogo del sacrificio scese intanto un'intensa oscurità, e una grande ansia invase l'animo di tutti i partecipanti allorché si accorsero che una tempesta di polvere si stava avvicinando.
"Da dove viene questa tempesta di polvere?" Si chiedevano. "Sta forse per sopraggiungere la distruzione del pianeta?"
Come tutti ben sapevano, quando si presenta la necessità di distruggere la creazione materiale, questo incarico viene dato dal Signore Supremo al più puro dei Sui devoti, Siva.
Tutti quindi cominciarono a temere la reazione di Siva per la morte di Sati.
Quando sopraggiunge il tempo della distruzione, Siva, con il tridente in mano e i capelli sparsi, danza sopra ai governanti dei vari pianeti e li travolge con torrenti di pioggia. Nell'ultima fase della distruzione, tutti i pianeti sono inondati dall'acqua, e quest'inondazione è causata dalla danza della distruzione di Siva.
Avvicinandosi all'arena del sacrificio, il gigantesco uomo nero scopriva i suoi denti spaventosi e con il movimento delle sopracciglia disperdeva tutti gli astri del cielo. Mentre tutti parlavano tra loro, Daksa vedeva presagi di pericolo da ogni parte, dalla terra e dal cielo.
Ben presto i seguaci di Siva circondarono l'arena del sacrificio, e correndo intorno a essa, cominciarono a creare scompiglio e a distruggere ogni cosa.
Alcuni impedivano la fuga ai saggi, altri minacciavano le donne, altri ancora arrestavano gli esseri celesti che tentavano di fuggire dalle tende. Con una continua pioggia di pietre, costrinsero i sacerdoti a disperdersi in differenti direzioni.
Virabhadra, così si chiamava il gigantesco demone nero, punì in modo esemplare tutti coloro che se lo erano meritato, poi ruppe i denti che Daksa e Pusa avevano mostrato mentre malediceva Siva, e infine, sedutosi sul petto di Daksa cercò di staccargli la testa dal corpo con varie armi affilate, ma senza successo; allora vedendo nell'arena del sacrificio lo strumento di legno usato per l'uccisione degli animali, Virabhadra se ne servì per decapitare Daksa.
Gli animali uccisi durante il sacrificio, per la potenza dei mantra cantati, durante la cerimonia non morivano, ma riacquistavano nuova vita, energia e bellezza, e questo serviva per dimostrare la potenza degli inni vedici a tutti i presenti.
Dopo aver decapitato Daksa, il demone Virabhadra ne scagliò la testa nella parte meridionale del fuoco sacrificale, offrendola come oblazione. I sostenitori di Siva, soddisfatti, levarono grida di gioia. Tutti i membri dell'assemblea sacrificale, sconfitti e terrorizzati, si recarono da Brahma per chiedere aiuto e consiglio.
Brahma possiede la potenza creatrice, e Sri Visnu mantiene l'equilibrio del creato, finché Siva non lo annienta con la sua danza distruttrice. Brahma e Visnu, conoscendo lo sviluppo degli eventi, non si erano recati al sacrificio di Daksa.
Brahma disse agli esseri celesti che non sarebbe stato possibile per Daksa trovare la felicità e godere dei risultati delle attività sacrificali avendo offeso una personalità grande come Siva.
Era stato un bene per Daksa morire nel combattimento, infatti se avesse continuato a vivere, avrebbe sicuramente offeso altri nobili personaggi. La punizione è un beneficio per chi è colpevole, perché libera dalle reazioni delle attività empie compiute.
Brahma rese poi noto a tutti gli esseri celesti che si erano recati da lui, che tutti loro si erano macchiati di una grande offesa e aggiunse che Siva, addolorato per la perdita dell'amata sposa, era anche afflitto per le parole insolenti di Daksa.
Brahma disse che nessuno poteva capire quale fosse la potenza di Siva, e li condusse alla sua dimora, conosciuta come Kailasa, perché chiedessero perdono.
Kailasa, piena di montagne ricche di gemme e di minerali preziosi, è circondata da ogni specie di alberi e piante pregiate. La sua cima è resa ancor più attraente dalla presenza di varie specie di cervi. Vi sono molte cascate, e senza interruzione si odono i versi cadenzati e le dolci vibrazioni del pavone. Al rombare delle cascate, sembra che l'intera collina risuoni. Un piccolo lago dove Sati era solita fare il bagno è particolarmente propizio. Nel contemplare la bellezza di quel luogo, tutti gli esseri celesti rimasero sbalorditi.
Siva, seduto sotto un albero baniano alto più di mille chilometri, sembrava aver abbandonato ogni collera.
Grave e santo per natura, Egli era attorniato da persone sante.
Seduto sulla pelle di un cervo, cosparso di cenere, Siva portava tra i capelli il segno di una mezza luna, e istruiva i presenti sulla Verità Assoluta. Tutti i saggi e gli esseri celesti gli offrirono i loro omaggi a mani giunte. Siva si alzò in piedi immediatamente, e, chinandosi, offrì il suo omaggio.
Brahma, dopo aver glorificato Siva con parole di rispetto e profonda ammirazione, rivolgendosi a lui disse: "O Signore, tu che non sei mai confuso dalla potente influenza dell'energia illusoria di Dio, dovresti essere misericordioso verso coloro che ne sono confusi e si attaccano fortemente alle attività interessate. Poiché ne assicuri il risultato, tu hai diritto a una porzione del sacrificio. I sacerdoti indegni non ti hanno assegnato la tua parte: per questa ragione tu hai distrutto ogni cosa e il sacrificio è
rimasto incompleto. Ora puoi fare ciò che è necessario e
prendere la parte che ti spetta di diritto. O signore, fa che Daksa
possa riavere la vita, Bhaga i suoi occhi, Bhrgu i suoi baffi e
Pusa i suoi denti. Tutti gli esseri celesti che hanno avuto le
membra spezzate possano per la tua misericordia veder guarire
le loro ferite, e permetti che il sacrificio sia completato".



CANTO IV

Capitolo 7


Verso 2


mahadeva uvaca
nagham prajesa balanam
varnaye nanucintaye
devamayabhibhutanam
dandas tatra dhrto maya



Traduzione

Siva disse: Mio caro padre, Brahma, le offese degli esseri celesti non mi disturbano perché sono infantili e poco intelligenti; non prendo in seria considerazione le loro offese; li ho puniti solo per correggerli".



Spiegazione

Ci sono due tipi di punizioni, quelle che un conquistatore impone al nemico, e quelle che un padre impone al figlio. Una differenza abissale le separa. Per natura Siva è un vaisnava, un grande devoto, e in relazione a questo fatto, è detto Asutosa. Poiché è sempre soddisfatto, egli non si era adirato come avrebbe fatto un nemico. Egli non è ostile verso alcun essere vivente, anzi, desidera sempre il benessere di tutti; quando punisce una persona, lo fa come il padre che punisce i figli. Siva è come un padre perché non prende mai troppo sul serio le offese degli esseri viventi, specialmente quelle degli esseri celesti.

* * *

E Siva continuò: "Poiché la testa di Daksa è già stata ridotta in cenere, egli avrà la testa di una capra. L'essere celeste detto Pusa, che aveva riso di Siva, riuscirà a masticare soltanto attraverso i denti dei suoi discepoli. Ma gli esseri celesti che hanno acconsentito a darmi la parte che mi spetta del sacrificio, guariranno da tutte le ferite".
Tutti i presenti si sentirono profondamente appagati nell'ascoltare le parole di Siva che è il migliore tra coloro che possono accordare benedizioni. Ogni sacrificio è destinato a fallire senza la presenza di Siva; perciò Bhrgu, il capo dei grandi saggi che avevano offeso Siva, lo invitò a recarsi nell'arena del sacrificio.
Dopo che tutto fu compiuto secondo le precise istruzioni di Siva, il corpo di Daksa fu unito alla testa dell'animale destinato al sacrificio. Non appena la testa della capra fu fissata al corpo del re, Daksa riprese coscienza, come se si fosse svegliato dal sonno, e vide Siva in piedi innanzi a sé.
In quel momento il cuore di Daksa, contaminato dall'invidia per Siva, fu immediatamente purificato, come le acque di un lago sono purificate dalle piogge d'autunno. Daksa avrebbe voluto offrire delle preghiere, ma ricordando la sventurata morte di sua figlia Sati, sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Per l'emozione la voce gli venne meno e non riuscì a parlare.
Con grande sforzo controllò la mente e disse: "Mio caro Siva, ho commesso una grande offesa verso di te, ma tu sei così buono che invece di privarmi della tua misericordia, mi hai fatto il grande favore di punirmi. In qualità di protettore dei brahmana, tu proteggi sempre i principi regolatori presenti nelle scritture. Io non conoscevo la tua gloria. Per questa ragione ho lanciato parole pungenti. A causa della mia disobbedienza, stavo scivolando verso l'inferno, ma tu mi hai salvato infliggendomi questa punizione. Ti prego sii soddisfatto della tua stessa misericordia, perché non è in mio potere soddisfarti con le mie parole".



CANTO IV

Capitolo 7


Verso 15


yo' sau mayaviditatattvadrsa sabhayam
ksipto duruktivisikhair viganayya tan mam
arvak patantam arhattamanindayapad
drstyardraya sa bhagavan sva krtena tusyet



Traduzione

Io non conoscevo la tua gloria. Per questa ragione ho lanciato parole pungenti come frecce, per quanto tu non le prendessi in considerazione. A causa della mia disobbedienza verso di te, che sei la persona più rispettabile, stavo scivolando verso l'inferno, ma tu hai avuto misericordia di me e mi hai salvato infliggendomi la punizione. Ti prego sii soddisfatto della tua stessa misericordia, perché non è in mio potere soddisfarti con le mie parole.



Spiegazione

Generalmente il devoto, nelle circostanze avverse dell'esistenza, accetta sempre simili circostanze come misericordia del Signore. In realtà, gli insulti che Daksa aveva rivolto a Siva, sarebbero stati sufficienti per gettarlo eternamente nella vita infernale, ma Siva, nella sua bontà verso di lui, gli inflisse un castigo allo scopo di neutralizzare l'offesa. Talvolta il padre deve punire il figlio, ma quando il bambino sarà cresciuto, e userà la ragione, capirà che la punizione del padre era misericordia. Similmente Daksa capì che la punizione di Siva in realtà non era un castigo, ma una manifestazione della sua misericordia. Questo è il segno che una persona sta avanzando sul sentiero della coscienza di Krsna.
Si dice che un devoto cosciente di Krsna, non consideri mai alcuna condizione di vita, per quanto miserabile essa sia, una condanna da parte di Dio, la Persona Suprema. Egli accetta questa condizione di sofferenza come grazia del Signore e pensa: "A causa delle mie passate attività illecite, avrei dovuto essere punito più severamente, o essere posto in una situazione più pericolosa, ma il Signore mi ha protetto. Così ho ricevuto solo una piccola punizione, un'applicazione simbolica della legge del karma". Pensando in questo modo sempre alla Sua misericordia, il devoto si sottomette sempre a Dio, la Persona Suprema, con serietà sempre crescente, e non è mai disturbato da queste cosiddette punizioni.

* * *

Avendo ricevuto il perdono di Siva, Daksa, insieme ai grandi saggi, diede inizio al nuovo sacrificio.
Allora tri Visnu apparve sulle spalle di Garuda dalle ali possenti, e il Suo splendore affievolì lo splendore di tutti i presenti. La Sua pelle scura, i vestiti gialli come l'oro, i capelli dai riflessi blu avevano il colore delle api nere, e il volto era adorno di orecchini. Tutto il suo corpo ricordava un albero meravigliosamente fiorito di varie qualità di fiori. La dea della fortuna era sul suo petto, e il suo sorriso affascinava il mondo intero.
Tutti gli offrirono i loro rispettosi omaggi ed Egli accettò le oblazioni offerte in sacrificio, poi tutti gli rivolsero preghiere sincere e piene di rispetto reverenziale.
Siva disse: "Mio caro Signore, la mia mente e la mia coscienza sono sempre fisse sui Tuoi piedi di loto e non sono più disturbato dalle persone che mi calunniano affermando che le mie attività non sono pure. Non mi preoccupo delle loro accuse e li perdono per compassione, proprio come Tu manifesti la Tua compassione verso tutti gli esseri viventi".
Dopo essersi accontentato della Sua parte di offerta sacrificale, il Signore si rivolse a Daksa, con atteggiamento compiaciuto, dicendo: "Brahma, Siva e Io Stesso siamo la causa della manifestazione materiale. Mio caro Daksa, Io sono la Persona Suprema e originale, ma al fine di creare, mantenere e distruggere questa manifestazione cosmica, agisco attraverso la mia energia materiale; così in relazione ai differenti gradi di attività, coloro che mi rappresentano assumono nomi diversi".
Con il compimento del rito sacrificale, Daksa si era completamente stabilito sulla via della religione e tutti gli esseri celesti lo benedissero augurandogli che la sua devozione s'intensificasse, indi partirono.
Nel frattempo, si venne a sapere che Sati, la moglie di Siva, dopo aver lasciato il corpo ricevuto da Daksa, era nata nel regno dell'Himalaya. Himavati, o Sati, conosciuta anche con il nome di Durga, l'energia esterna del Signore Supremo, accettò di nuovo Siva come marito. Durga è la rappresentazione dell'energia esterna del Signore, e Siva è la rappresentazione della Persona Suprema, perciò la loro relazione è eterna.















Hare Krsna
Hare Krsna
Krsna Krsna
Hare Hare
Hare Rama
Hare Rama
Rama Rama
Hare Hare















COME CANTARE HARE KRSNA

Guida Pratica Alla Coscienza Di Krsna

di CITRAKA DASA ADHIKARI



Il principio fondamentale del servizio devozionale è che si dovrebbe sempre cantare o recitare il mantra Hare Krsna: Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Questo canto è una preghiera a Krsna che significa: "O Signore infinitamente affascinante, o energia devozionale del Signore, per favore impegnatemi al vostro servizio".
Questo è il modo più semplice e diretto per trovarsi in compagnia personale con il Signore.
Il Signore infatti, essendo assoluto, non è differente dal Suo Santo Nome. A
livello materiale, la vibrazione che definisce una cosa (il nome), e la cosa definita
non sono identiche e ciascuna non contiene
le qualità dell'altra.

Per esempio il nome "acqua" non disseta. Invece, a livello spirituale e assoluto, non c'è alcuna differenza tra le cose e i nomi che le designano. Tutte le qualità caratteristiche di Sri Krsna quindi sono presenti anche nel suono dei Suoi Santi Nomi. Questo significa che quando cantiamo Hare Krsna siamo in presenza del Signore in persona, e che perciò bisogna sempre pronunciare i Suoi Nomi con grande rispetto e devozione. In questo modo ci si purificherà molto velocemente e si imparerà come comportarsi nella nostra relazione con Dio.
I Santi Nomi del Signore si possono cantare ovunque e sempre, ma è meglio riservarsi, anche, nell'arco della giornata, un momento particolare per cantare in modo regolare e costante: le prime ore del mattino sono le migliori. Si può cantare in due modi: cantando a voce alta, accompagnandosi con melodie o strumenti musicali, se è possibile insieme ad altre persone (in questo caso si chiama kirtana), oppure recitando individualmente, con un tono di voce sufficiente per poter meditare sul suono della propria voce (japa).
Bisogna concentrare la mente per poter ascoltare attentamente il suono del mantra. E' da questo che con un atteggiamento di preghiera e una chiara scansione delle parole del mantra scaturisce la realizzazione della presenza del Signore. E anche quando la mente si distrae bisogna sempre cercare di riportare l'attenzione al mantra.
Più l'attenzione e la sincerità saranno intense, più grande sarà il desiderio di continuare a cantare.
Quando si recita il mantra da soli, è meglio avere un japamala (una specie di rosario per cantare il mahamantra Hare Krsna) sia per poter contare il numero dei mantra che si cantano ogni giorno, sia per facilitare la concentrazione, impegnando così anche il senso del tatto.
Ogni japamala è costituito da cento otto palline e da una più grande al centro, che rappresenta Krsna. Cantare un giro significa recitare cento otto volte il mantra partendo dalla pallina accanto a quella che simboleggia Krsna, cantando un intero mantra a ogni grano successivo e terminando il giro arrivando alla pallina antecedente quella centrale. Il grano centrale, quello che rappresenta il Signore non deve essere mai utilizzato: è il punto di riferimento. I devoti che hanno preso l'iniziazione cantano un minimo di sedici giri al giorno, il che richiede circa un'ora e mezza o due. Ma se anche si potesse cantare un solo giro al giorno, che è già un passo avanti, l'importante è che il giro sia completato ogni giorno senza deroghe; quando ci si sente di cantarne di più lo si può fare, ma è essenziale non mancare mai il minimo di giri che ci si è prefissati come impegno quotidiano.
Il japamala è sacro, quindi non deve mai essere posato sul pavimento, lasciato in un posto sporco o maltrattato. Per averne la giusta cura è comodo procurarsi un sacchettino come quello che hanno tutti i devoti fatto apposta per poter anche cantare tenendo il mala dentro.
Oltre alla recitazione con il japamala, si può cantare il Santo Nome del Signore a voce alta perché sia udito da tutti. Questo canto si chiama kirtana e si può praticare sia in compagnia di altri devoti, sia individualmente che con la famiglia o con gli amici... Ci sono melodie e strumenti tradizionali usati nei templi, ma qualsiasi musica o strumento andrà benissimo per accompagnare il canto dei Santi Nomi.
I benefici che derivano dal canto del mahamantra sono inconcepibili per la mente umana. Le Scritture ci danno comunque qualche indicazione del suo valore spirituale. La Caitanya Caritamrta, per esempio, dice: "Colui che canta o recita anche una sola volta il Santo Nome di Krsna può liberarsi dalle conseguenze di un numero di peccati più grande di quello che avrebbe mai potuto commettere". Di tutti i sensi, la lingua è il più difficile da controllare. Essa ha due funzioni, quella di parlare, e quella di gustare. D'altro canto, la lingua è anche il senso più facile da impegnare spiritualmente: infatti non ci costa niente cantare il maha-mantra, né c'è bisogno di qualche particolare circostanza di luogo o di tempo per impegnarla in questa attività. Tutti possono cantare Hare Krsna grandi e piccoli, ricchi e poveri, colti o semplici.
Con un metodo così chi non coglierebbe l'occasione per provare...
Per ulteriori informazioni sull'argomento di questa rubrica scrivete a Citraka dasa
Ritorno a Krishna  Strada Bonazza 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)















L'OSSERVATORE
VEDICO

Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo a cura di Goura Krsna dasa  Giorgio Cerquetti



SACRO O INQUINATO

Da più di vent'anni mi reco periodicamente in India e come di consueto mi bagno nelle acque del Gange, il fiume sacro per eccellenza, prima di me lo hanno fatto milioni di persone e così continuerà ad essere nel futuro. Mi ha dato un certo fastidio leggere su Panorama un articolo di Bruno Crimi "Sacro ed inquinato" il quale parlando del Gange afferma che il fiume assomiglia sempre più a una fogna. Ho letto e riletto l'articolo e non ho trovato una documentazione reale che potesse avvalorare la pesante affermazione del titolo. Leggiamo nell'articolo: "Il Gange è come mia madre  afferma con pacata convinzione Bhola Nath Sahni, barcaiolo di Benares  ne bevo l'acqua come bevevo il latte dal suo seno. Vivo qui da cinquant'anni, ogni mattina mi bagno nel fiume e ne bevo l'acqua raccogliendola con le mani. Non mi sono mai ammalato. E come potrei se ogni giorno il mio corpo e la mia anima ricevono la più sublime delle purificazioni?" Il tono dell'articolo è piuttosto sarcastico e provocatorio, il Gange viene visto come un rifiuto medievale per milioni di sprovveduti che non sono ancora entrati in giusta misura nella grande civiltà della tecnologia e del progresso.
Storicamente i visitatori occidentali, a parte le nuove generazione di esploratori spirituali, sono stati piuttosto scettici sulle proprietà taumaturgiche del fiume sacro. Gli scienziati che hanno studiato scientificamente il potere delle acque del Gange sono invece giunti a conclusioni più positive e vicine alla tradizione.
I ricercatori del Malaria Research Istitute di Nuova Delhi hanno scoperto che le zanzare non si riproducono nell'acqua del corso superiore del Gange e neppure nell'acqua a cui sia stata aggiunta acqua del Gange, anche se la spiegazione di come ciò avvenga non è ancora chiara. Un articolo apparso recentemente su India West con il titolo "L'acqua del Gange confonde gli scienziati" riporta i risultati di una ricerca sulla purezza del fiume sacro. Secondo l'articolo, gli scienziati che conducevano una ricerca nella zona di Nuova Delhi nel 1989, non trovarono larve di zanzara nei depositi contenenti acqua del Gange, da sola o mescolata ad altre acque, mentre trovarono le larve nei depositi d'acqua proveniente da altre fonti. Le conferme scientifiche della potenza di quell'acqua non è cosa nuova. Durante la
dominazione britannica in India, il medico inglese C. E. Nelson osservò che l'acqua del Gange stivata sulle navi rimaneva fresca per l'intero tragitto da Calcutta all'Inghilterra, mentre l'acqua caricata a Londra imputridiva prima di arrivare a Bombay, ad ancora una settimana di viaggio da Calcutta. Il dottor D. Herelle, un medico francese, scoprì che l'acqua del Gange prelevata a meno di due metri da un cadavere infettato dal colera, non conteneva alcuno dei germi della malattia, mentre ci si sarebbe aspettati di trovarne a milioni. Il medico francese scoprì inoltre che l'acqua del Gange distruggeva i germi delle malattie nelle culture di laboratorio. I ricercatori della Roorke University nell'India del Nord, hanno sottoposto l'acqua del Gange ai test standard dell'attività batteriologica. Il numero di batteri aumentò per i primi due giorni e poi diminuì rapidamente. Al sesto giorno il 90% dei batteri era stato distrutto e all'ottavo giorno non c'era più traccia di batteri. In acque di altra provenienza i batteri aumentavano i primi due giorni e dopo quindici giorni erano ancora presenti. Sempre secondo l'articolo gli scienziati hanno ipotizzato, quali cause per spiegare la purezza del Gange, la presenza di fattori naturali: organismi che si nutrono di batteri, minerali radioattivi e composti di metalli pesanti.
"Considerata l'usanza di gettare cadaveri nel Gange ed il fatto che milioni di indiani vi si bagna ogni giorno  ha detto il dottor F. C. Harrison della Mc Gill University del Canada  è un fatto straordinario che la credenza induista secondo cui l'acqua del Gange è pura e non può essere contaminata, per cui si può tranquillamente berla e bagnarvisi, sia confermata dalle ricerche batteriologiche moderne".
A questo punto vi consigliamo un viaggio in India, in particolar modo a Mayapur in Bengala dove il Gange scorre maestoso e pieno di spiritualità. I più avventurosi ed amanti del trekking possono arrivare a Gangotri alle sorgenti del più sacro tra i fiumi. Potete ancora oggi incontrare persone sagge che vivono umilmente e semplicemente lungo le rive del Gange nutrendosi solo di alimenti vegetariani e cantando le glorie del Signore Supremo.
Lungo le rive di questo fiume sacro sono stati composti nel corso di migliaia di anni i Veda, i più antichi ed importanti testi della spiritualità indiana. Se al momento non avete la possibilità di fare un viaggio in Oriente potrete viaggiare nel tempo, leggendo lo SrimadBhagavatam, viaggiare nel tempo e rivivere nella vostra coscienza le profonde verità realizzate dai grandi saggi che si bagnavano felicemente nelle acque di questo sacro fiume.















GANGAMATA GOSVAMINI

La Storia Della Principessa Santa Che Diventò Guru

di ARCANA VIDHI DEVI DASI

TRATTO DA UNA LEZIONE DI BHAKTI CARU SWAMI

foto:
Bhakti Caru Swami



Gangamata Gosvamini fu una grande devota di Sri Krsna e più tardi divenne un maestro spirituale.
In un distretto dell'attuale Bangladesh c'è un posto chiamato Putihar, che un tempo era governato da un re di nome Naresh Narayana. Questo re aveva una figlia di nome Saci. La principessa Saci fin da bambina era molto devota a Madhanamohana e quando raggiunse l'adolescenza diventò un'esperta di sanscrito e anche una bellissima ragazza. Il re suo padre era molto preoccupato di trovare un marito adatto per la sua figliuola piena di così tante virtù. Saci, conoscendo bene i pensieri del padre, gli rispose che non doveva darsi molta pena per trovarle un marito adatto, poiché lei non desiderava sposare nessun essere mortale.
Più tardi i genitori di Saci morirono e toccò a lei assumere la responsabilità del regno. Dopo qualche tempo lasciò tale responsabilità a un funzionario di fiducia e partì per i luoghi di pellegrinaggio alla ricerca di un maestro spirituale autentico. Si recò prima a Jagannatha Puri e poi a Vrndavana dove incontrò Haridas Gosvami grande devoto di Sri Caitanya e Nityananda Prabhu. Saci vedendo la potenza e lo spirito di rinuncia di questa divina personalità, cadde ai suoi piedi e lo implorò di concederle la sua misericordia.
Haridas Pandita Gosvami era discepolo di Ananta Acarya che a sua volta fu discepolo di Gadadhara Pandita.
Per mettere alla prova Saci quando Lo avvicinò per chiedergli l'iniziazione, Haridas Pandita le disse: "Non è possibile per una principessa rinunciare a ogni cosa, a dipendere da Krsna e a servirLo. E' meglio che tu te ne stia a casa a fare servizio devozionale."
Saci capì che il suo maestro spirituale stava mettendo alla prova la sua devozione. Essa cominciò a fare servizio devozionale con un sentimento di intensa rinuncia e gradualmente smise di indossare bei vestiti e ornamenti.
Un giorno Haridas Pandita le disse: "Se riuscirai ad abbandonare il tuo orgoglio, la paura e la vergogna e cominciare a elemosinare a Vrndavana, allora ti darò l'iniziazione". A queste parole Saci fu molto felice e indossando un abito molto semplice cominciò a elemosinare di porta in porta per le case di Vrndavana.
Essa dimostrò subito un grande distacco e rinuncia, il suo corpo divenne emaciato e il suo volto pallido, ma lei non si curava minimamente delle sue condizioni fisiche. Ogni giorno andava a bagnarsi nel fiume Yamuna, puliva il tempio, faceva il parikrama (circoambulava il perimetro di Vrndavana), partecipava alle cerimonie nel tempio e ascoltava i discorsi che riguardavano Krsna. Notando tanto impegno, Haridas Pandita fu molto soddisfatto di lei e le disse: "Sebbene tu sia una principessa, lo spirito di rinuncia e l'attaccamento per Krsna che hai dimostrato mi ha reso molto felice e quindi ho deciso di darti l'iniziazione." Il giorno di Suklatrai del mese di Cetra la principessa Saci ricevette il mantra di Radha e Krsna da Haridas Gosvami. Sotto la guida del suo maestro spirituale Saci cominciò a studiare gli scritti dei Gosvami e in breve tempo divenne un'esperta nelle conclusioni Gaudiya Vaisnava. Haridas Gosvami aveva un'altra ottima discepola il cui nome era Laksmipriya era solita cantare trecento mila nomi di Krsna proprio come Haridas Thakura. Saci e Laksmipriya, per eseguire l'ordine del loro divino maestro si recarono sul Radhakunda per svolgere in quel luogo santo il servizio di devozione.
Un giorno Haridas Pandita chiamò Saci e le diede l'ordine di andare a vivere a Jagannatha Puri. Saci si stabilì nella casa di Sarvabhauma Bhattacarya, serviva Krsna e ascoltava le lezioni di Srimad-Bhagavatam. Saci stessa cominciò a recitare il Bhagavatam e ben presto diventò molto famosa. La sua fama arrivò fino al re dell'Orissa che personalmente volle recarsi da Saci per ascoltarla.
Il re rimase molto ben impressionato e addirittura commosso e desiderò offrirle qualcosa. Quella notte il re fece un sogno, il Signore Jagannatha gli diceva di donare il luogo vicino a Sevganga a Saci. Il giorno dopo il re Mukundadeva tornò da Saci e le disse che voleva darle una proprietà vicino Sevganga. Dapprima Saci rifiutò, ma quando seppe che quella era la volontà del Signore Jagannatha accettò.
Giunse il giorno di MahaVaruni (una festività indù) e Saci desiderava tanto recarsi sul fiume Gange per bagnarsi, ma l'istruzione del suo maestro spirituale era di rimanere a Jagannatha Puri, così decise di abbandonare l'idea di andare al Gange. Quella notte il Signore Jagannatha apparve in sogno a Saci e le disse: "Saci non preoccuparti. Il giorno di Varunisnana bagnati nel Sevganga e Gangadevi in persona verrà da te." Al suo risveglio Saci si sentì molto felice, e nel giorno di Varunisnana andò a bagnarsi nel Sevganga. Appena entrò nell'acqua il Gange si manifestò con forti ondate; Saci fu travolta da un'onda che la condusse nel tempio al cospetto del Signore Jagannatha. Là poté vedere migliaia di persone che si bagnavano nel Gange e glorificavano il Signore e anche lei cominciò a offrire preghiere. Tutto si svolgeva in un'atmosfera densa d'amore estatico.
I sacerdoti del tempio udirono degli strani rumori provenire dalla sala del tempio. Subito si recarono dal re che ordinò alle guardie di aprire le porte. Saci era là, da sola, davanti al Signore Jagannatha. I sacerdoti credendo che quella donna si trovasse là quella notte per rubare i gioielli del Signore lo riferirono al re che la fece arrestare. Saci non ne fu minimamente turbata e con gioia continuò a cantare i Santi Nomi di Dio. Quella stessa notte il Signore Jagannatha con un aspetto molto adirato apparve in sogno al re e gli disse: "Perché hai arrestato Saci? Liberala immediatamente. Per permetterle di fare un bagno nel Gange Io ho fatto scaturire il Gange dai Miei piedi e l'ho condotta nel Mio tempio. Se davvero tieni al tuo benessere e al benessere di tutti, i sacerdoti e te compreso dovete cadere ai suoi piedi e chiedere perdono, e tu prenderai l'iniziazione da lei". Subito il re si recò nella prigione dove Saci era rinchiusa. Il re Mukundadeva si gettò ai piedi di Saci chiedendole perdono e chiedendole l'iniziazione. Anche molti dei sacerdoti che avevano accompagnato il re chiesero di essere iniziati da Saci. Da quel giorno Saci fu conosciuta come Gangamata Gosvamini. Il re volle offrire qualche proprietà a Saci Gangamata ma lei rifiutò. Dopo molte insistenze ella chiese al re di inviarle ogni giorno due pentole di mahaprasada (cibo offerto sull'altare al Signore Jagannatha) e una pentola di verdure cotte, più una tovaglia e centosessanta paisa per servire i pellegrini devoti del Signore. Ancora oggi questa abitudine continua.
Gangamata Gosvamini ebbe anche un'altro discepolo chiamato Mahinasarma. Questo devoto predicò le glorie di Sri Caitanya Mahaprabhu e Nityananda Prabhu in molti luoghi dell'Orissa.
Gangamata visse fino a centoventi anni, poi, attorniata dai suoi discepoli, abbandonò il corpo cantando Hare Krsna.
Nella storia vaisnava ci furono molte donne che divennero maestri spirituali. Il Movimento per la Coscienza di Krsna è aperto a tutti, e tutti hanno l'opportunità di diventare puri devoti del Signore.
















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Krsna Ti Invita Alla
Festa Della Domenica!

Ogni domenica pomeriggio in questi centri Hare Krsna:

Asti  Roatto  Frazione Valle Reale 20  Tel. (0141)938406
Bergamo  Villaggio Hare Krishna  Da Medolago Strada Per Terno D'Isola
Chignolo D'Isola  Tel. (035)490706
Bologna  Via Ramo Barchetta 2  Castagnolo Minore  Bentivoglio  Tel. (051)863924
Firenze  Villa Vrindavana  Via Scopeti 108
San Casciano In Val Di Pesa  Tel. (055)820054
Macerata  Centro Nityananda  Contr. S. Paterniano 4  Potenza Picena  Tel. (0733)672314
Napoli  Via Vesuvio 33/35  Ercolano  Tel. (081)7390398
Palermo - Viale Regione Siciliana 4441 - Tel. (091)6700385
Roma  Via Tor Tre Teste 142  Tel. (06)262913
Vicenza  Prabhupadadesa  Albettone  Via Roma 9  Tel. (0444)790573/790566
Svizzera Italiana  Bellinzona  Fattoria Nandagrama  Contone  Tel. (004192)622747
Brescia  Hare Krishna Club
Tel. (030)2400995

E a casa dei devoti:

Cagliari  Flumini Quartu  Tel. (070)805534
Genova  Quarto  Tel. (010)386886
Pisa  Perignano  Tel. (0587)616194
Pistoia  Tel. (0573)424535
Roma  Riano  Tel. (06)9081039
Savona  Finale Ligure  Tel. (019)695284
Terni  Tel. (0744)303011
Varese  Arcumeggia  Tel. (0332)624081















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Mentalità Da Tigre

Questo dialogo tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e gli ospiti avvenne nel dicembre del 1968, al centro di Krsna di Los Angeles.



Ospite: Se l'uomo non li mangia, gli animali, probabilmente, moriranno di fame o di qualcos'altro.
Srila Prabhupada: Perché ti preoccupi tanto degli animali che muoiono di fame? Occupati di te. Non essere altruista  "Oh, moriranno di fame. Fammeli mangiare". Che cos'è questo altruismo? Krsna fornisce il cibo a tutti. Se un animale muore di fame è responsabilità di Krsna. Nessuno muore di fame. Questa teoria è falsa. Avete mai visto un animale morire di fame? Ne avete qualche esperienza? Avete visto un uccello morire di fame? La fame non esiste nel regno di Dio. Formuliamo queste teorie per la nostra gratificazione dei sensi... Ci sono gli elefanti nelle giungle indiane ed africane e mangiano moltissimo. Chi dà loro il cibo? Non si muore di fame nel regno di Dio. Morire di fame è da uomini "civilizzati".
Ospite: Se l'uomo non è fatto per mangiare carne, perché nella natura gli altri animali uccidono per mangiarla?
Srila Prabhupada: Tu sei un "altro animale"?
Ospite: Be', tutti noi siamo animali.
Srila Prabhupada: Ti ritieni un animale? Ti classifichi fra gli animali?
Ospite: Be', siamo tutti animali...
Srila Prabhupada: No, non tutti. Tu puoi esserlo, ma noi non lo siamo. Ti piace essere considerato un animale?
Ospite: Non mi sento migliore degli animali. Rispetto tutte le creature di Dio.
Srila Prabhupada: Rispetti tutti, ed uccidi?
Ospite: Beh, perché è così? Perché se l'uomo non è fatto per mangiare la carne, in natura gli animali si mangiano l'un l'altro?
Srila Prabhupada: Quando gli animali mangiano la carne, seguono le leggi della natura. Ma quando tu mangi carne, stai trasgredendo le leggi della natura.
Ospite: Cosa?
Srila Prabhupada: Per esempio, una tigre non verrà mai a chiedere del grano "Oh, hai tanto grano, dammene un po'". No. Anche se ci fossero centinaia di sacchi di grano, non gliene importerebbe niente.
Si avventerà su un animale. E' il suo istinto
naturale. Ma perché voi prendete cereali,
frutta, latte, carne e tutto quello che potete
ottenere? Che cosa significa? Non sei né
un animale né un essere umano. Stai facendo cattivo uso della tua umanità! Dovresti pensare: "Che cosa posso mangiare?" Una tigre può mangiare la carne: è
una tigre. Ma io non sono una tigre; sono
un essere umano. Ho sufficienti cereali,
frutta, verdura ed altre cose che Dio mi ha
dato. Perché dovrei uccidere un povero
animale? Questo significa essere umani.
Sei un animale in più sei umano. Se dimentichi la tua umanità, sei un animale.
[Un breve silenzio]. Perciò noi non siamo
semplicemente animali. Siamo animali e
in più siamo umani. Se incrementiamo le
nostre caratteristiche, la nostra vita diventerà perfetta. Ma se rimaniamo al livello animale, allora la nostra vita sarà imperfetta. Per questo dobbiamo incrementare
la nostra coscienza umana, che è la Coscienza di Krsna. Se possiamo vivere pacificamente, molto bene, in buona salute,
mangiando la gran varietà di vivande che
ci fornisce Krsna, perché dovremmo uccidere un animale? Inoltre, scientificamente, i tuoi denti sono fatti per mangiare
vegetali. La tigre è dotata di denti apposta
per la carne, glieli ha dati la natura. Deve
uccidere gli altri animali, per questo ha le
unghie, ha i denti, ha la forza. Ma tu non
hai una forza simile. Tu non hai la forza
per uccidere una mucca avventandoti come
una tigre. Devi affidarti ai mattatoi e star
seduto a casa tua... Se qualcun'altro macella una mucca, la mangi stando comodo... Che cosa vuol dire? Agisci come una tigre! Avventati sulla mucca e mangiala!... Tu non puoi fare così.
Ospite: Così non credi nelle leggi della natura. Io credo che le leggi della natura siano eguali per tutti.
Srila Prabhupada: La tigre è fatta dalle leggi della natura in quel modo, perciò può fare così. Tu non puoi, la tua natura è differente. Tu puoi discriminare, hai la coscienza, credi di essere civilizzato, perciò devi comportarti così. Questa è Coscienza di Krsna, la coscienza perfetta. La vita umana è destinata ad elevarci alla perfezione della Coscienza, e questa è la Coscienza di Krsna. Non possiamo rimanere con una mentalità da tigre. Questa non è umanità.
Secondo ospite: Siamo caduti dall'alto in basso, o proveniamo da animali e piante?
Srila Prabhupada: Sì, naturalmente sei caduto dall'alto, dal mondo spirituale a quello materiale, e poi giù nelle specie inferiori. Poi, puoi progredire ed arrivare nuovamente alla forma umana. Se utilizzi la tua coscienza superiore, puoi tornare di nuovo più in alto: da Dio. Ma se non usi la tua coscienza superiore, puoi precipitare di nuovo. Perciò non fatevi deviare. Prendete la Coscienza di Dio, la Coscienza di Krsna: questo sarà l'uso appropriato della forma umana. Altrimenti se indugiate nel mangiare la carne come le tigri otterrete un corpo da tigre nella vostra prossima vita, ma quale sarà l'utilità? Supponi che io diventi una tigre molto forte nella prossima vita. Dovrei essere soddisfatto? Conosci la vita delle tigri? Le tigri non possono nemmeno mangiare tutti i giorni. Si avventano su di un animale, lo tengono nascosto per un mese, mangiano carne decomposta perché non sempre riescono a cacciare altro. Dio non dà loro la possibilità. E' naturale: ovunque nella giungla ci sia una tigre tutti gli altri animali fuggono. Autodifesa. Poi in rare occasioni, quando la tigre è troppo affamata, Dio le dà la possibilità di avventarsi su di un altra bestia. Una tigre non può disporre di tanti gustosi piatti ogni giorno. E' nella forma umana che disponiamo di tanta opulenza. Ma se la usiamo male, allora... cadremo nella vita di una tigre. Così sarete molto forti e sarete molto bravi ad aggredire e a cacciare.















Scopri la spiritualità!

Bhagavad-gita titolo (che significa "il canto del beato") di un poema religioso indiano, contenuto all'inizio del libro VI del Mahabharata. Comprende settecento versi e consiste tutto nella risposta data da Krsna al problema di Arjuna, che, al momento di iniziare la battaglia non si sente di combattere contro parenti, maestri e amici militanti nell'esercito avversario: Arjuna deve invece compiere il suo dovere di guerriero sapendo di uccidere solo il corpo dei nemici, non l'anima che è eterna; inoltre, deve agire mantenendosi distaccato dal risultato dell'azione che non va compiuta per fini esterni ma solo per obbedienza al proprio compito: questo atteggiamento libera dal karma_
Terminato l'ammaestramento, Krsna si mostra ad Arjuna nel suo reale aspetto di Dio Supremo, origine e fine di ogni cosa.
Enciclopedia Europea Garzanti

Per informazioni rivolgersi a Bhaktivedanta Book Trust Italia
Via Bonazza 11  50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI
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fine del numero di marzo-aprile 1992.